Maria De Filippi celebra 20 anni di Amici: “Quest’anno il Covid l’ha reso più reality”

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In questi 20 anni “Amici” ha visto nascere tra i suoi banchi tante carriere e molte stelle della musica italiana hanno mosso i primi passi proprio qui. Il segreto della scuola di Maria De Filippi è stato rinnovarsi sempre, per non annoiare il pubblico. E la conduttrice ha saputo trarre il meglio anche dalla difficile situazione attuale: “La convivenza a causa del Covid fa sì che non sia solo talent, ma anche reality”.

“Era un esperimento, poi è diventato talent” – Correva l’anno 2000 quando la De Filippi pensò di aprire la scuola televisiva di “Amici”, per promuovere e lanciare i giovani talenti nel mondo dello spettacolo. “Era nato come esperimento. Alla prima edizione si presentarono in pochi, l’anno dopo erano 30mila”, ricorda al Corriere della Sera la conduttrice. “Pian piano è diventato sempre più talent. Sono arrivate le case discografiche, si sono aperte le porte di Sanremo, hanno cominciato a frequentarlo anche i cantanti che prima lo snobbavano”.

La rivoluzione social – L’arrivo dei social ha fatto cambiare pelle al programma, donandogli nuova linfa: “All’inizio i ragazzi erano tutti interpreti mentre ora sono tutti cantautori. YouTube e TikTok hanno offerto loro la piattaforma dove potersi autoprodurre”. Maria non nasconde, però, di aver perso anche qualche battaglia in questi anni: “La recitazione è stata una scommessa che ho perso, perché in tv non si riusciva a renderla come volevo”.

“”Il Covid ha reso Amici più reality” – A rendere particolare l’edizione di quest’anno è il contesto sanitario, che ha obbligato la produzione a chiudere i ragazzi in isolamento: “La necessità di tenere i ragazzi in una bolla fa sì che non sia solo talent, ma anche reality. Si vede tutto quello che prima non era sotto l’occhio delle telecamere”. L’altro cambiamento importante è stata l’abolizione delle squadre durante il pomeridiano: “Io stessa mi annoiavo un po’ e ho deciso di cambiare inserendo un meccanismo che si basa sull’individualità dei ragazzi, più aderente alla realtà del mercato discografico”.