MASSIMO MARROCU: “INSISTERE CON LA PROPAGANDA NELLE SCUOLE”

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Ama gareggiare, ma preferisce dedicarsi maggiormente a trasmettere la passione ai giovani, aiutarli nel raggiungimento dei loro obiettivi, ad accompagnarli alle gare, comprese le trasferte per i vari Campionati Italiani. Nella sua duplice veste di dirigente del team portoscusese e membro del Consiglio regionale FITARCO, Massimo Marrocu familiarizza con la disciplina dal 2014, quando suo figlio ha iniziato a imbracciare l’arco. “Da lì è partito tutto – dice l’interessato – con le prime frecce, le prime gare, una mano in società per seguire i giovani, il corso da tecnico di primo livello e quelli di aggiornamento. Ho iniziato con l’arco nudo per poi passare all’olimpico, gareggiando più per passione che per traguardi personali”

Quando deve promuovere questa disciplina, cosa dice esattamente per fare presa sugli interlocutori?

Molte persone estranee all’attività pensano che il tiro con l’arco sia un passatempo o roba da associazioni dopolavoristiche, e non lo considerano uno sport vero. Talvolta capita pure chi ti risponde che “ha smesso di giocare agli indiani da bambino…”. Sarebbe bello se capissero che stiamo argomentando di una disciplina completa e per raggiungere risultati è necessario un allenamento fisico e mentale. Quindi non solo il perfezionamento con l’uso delle braccia ma di tutto il corpo; e poi senza concentrazione, mente libera è difficile mantenere la postura e eseguire la sequenza di movimenti che ti portano a un tiro ottimale e ripetitivo.

Nella sua missione da consigliere regionale ha raggiunto i suoi obiettivi, ne ha altri da perseguire?

I miei obiettivi sono quelli dell’intero consiglio regionale; sono orgoglioso di averne fatto parte nel quadriennio in cui si è organizzata a Cagliari la Coppa delle Regioni. Il 2020, a causa del Covid, è stato duro anche per il movimento. Col comitato siamo riusciti a organizzare vari corsi on line con allenatori e atleti di livello nazionale, utili sia per l’informazione e la formazione dei tecnici sardi, sia per mantenere contatti saldi nel periodo dove siamo passati dal vederci tutti i fine settimana in un campo di gara a essere rinchiusi in casa e non poter vedere neanche i propri arcieri.

Come giudica la situazione arcieristica sarda?

In Sardegna abbiamo vari interpreti che sono riusciti a raggiungere risultati importanti anche a livello nazionale. Ma abitiamo in un’isola, scontrarci sempre tra di noi e non potersi confrontare con avversari di altre regioni, se non in competizioni nazionali, o con elevate spese per il viaggio, è un grosso limite.

Secondo lei come si può potenziare l’arcierismo nel Sulcis?

In società abbiamo vari praticanti provenienti dai comuni limitrofi; siamo l’unica società attiva nel sud ovest della Sardegna e siamo sempre alla ricerca di nuovi allievi. Ogni estate organizziamo delle manifestazioni nei vari comuni, compreso il nostro, con uno stand aperto al pubblico dove cerchiamo di far conoscere il tiro con l’arco, la nostra società e gli obiettivi e titoli raggiunti dai nostri arcieri. Diamo inoltre la possibilità di provare anche qualche tiro con gli archi scuola.

E a proposito di mondo scolastico, come vi state muovendo?

Collaborando con le medie dei vari comuni abbiamo organizzato corsi coi ragazzi per invogliarli a provare nel tentativo di trovare nuovi simpatizzanti da far crescere. Il nostro attuale obiettivo è riuscire a svolgere gli allenamenti non solo a Portoscuso ma anche negli altri comuni per dare maggiore visibilità alla società e al tiro con l’arco. Purtroppo, quest’anno, sempre a causa del Covid, non si sono tenuti eventi estivi, corsi per neofiti nelle scuole e sul campo di tiro. Ma siamo pronti a ripartire appena la situazione lo consentirà.