Mercati e concorrenza di Giovanni Sabatini (Direttore Generale dell’ABI)

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Tratto da “ Lessico Finanziario “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

Mercato è un’espressione che suona a tutti familiare. Sin da bambini abbiamo sentito dire dai genitori o dai nonni “devo andare al mercato”. Con il passare del tempo si percepisce però che il termine – spesso utilizzato al plurale – ha un significato diverso. Si sente dire in televisione che “i mercati” hanno reagito male ad un avvenimento politico o economico, oppure che si attende di sapere quali saranno le reazioni “dei mercati” ad una certa notizia. In questa fase iniziano a sorgere i dubbi: cosa sono questi mercati?

In campo economico il termine mercato indica il luogo dello scambio dei beni e dei servizi. Questo può essere un luogo fisico, come il mercato che molti hanno vicino casa, oppure un luogo astratto, non materiale. Sul mercato operano gli acquirenti e i venditori, che in termini economici sono definiti rispettivamente la domanda e l’offerta. Spesso si fa riferimento non a tutto il mercato, ma a suoi segmenti specifici, come il mercato dell’auto o quello dei calciatori. Si parla cioè di sezioni del mercato, circoscrivendo i beni e i servizi che vi sono scambiati. Ma ci sono anche diversità dal punto di vista del territorio: esistono i mercati locali, quelli nazionali e quelli internazionali. E ci sono, ancora, i mercati all’ingrosso e quelli al dettaglio. Insomma, possono esserci infinite variabili. Perché ciascuna merce e ciascun territorio ha le proprie specificità, dal punto di vista delle produzioni, dei prezzi, della stagionalità. Per questo si parla di mercati, al plurale. In qualsiasi mercato i prezzi e la concorrenza sono elementi importanti. I prezzi vengono determinati da diversi fattori: il più significativo è la scarsità o l’abbondanza di un bene sul mercato.

I diamanti costano molto perché non è facile trovarli. L’acqua costa poco, almeno in Italia, perché è semplice reperirla. Ma immaginate di trovarvi nel deserto, senza riserve d’acqua: se trovate qualcuno disposto a vendervi un litro d’acqua, paghere- ste una cifra molto alta per averla. Con il termine concorrenza si è soliti indicare una serie di libertà che gli agenti economici – singoli, imprese o Stati – hanno (o non hanno) nella loro azione: se possono partecipare liberamente alla compravendita, se devono sottostare a vincoli di diversa natura, se c’è piena condivisione delle informazioni fra gli operatori, se ciascuno è libero di chiudere la propria attività ed aprirne una nuova in un altro settore. La concorrenza spinge i prezzi verso il basso, la sua mancanza verso l’alto. Se al mercato rionale solo un banco vende le arance, può decidere di alzare il prezzo perché è l’unico venditore. Se sono in tanti a venderle ciascuno tenderà a fissare un prezzo più basso del concorrente, portando progressivamente i prezzi a scendere, con un chiaro vantaggio per i consumatori. In tempi recenti hanno acquistato grande importanza i cosiddetti “mercati finanziari”. È soprattutto ad essi che si fa riferimento quando si parla dei mercati senza ulteriori specifiche. Sono i luoghi deputati alla compra- vendita degli strumenti finanziari. Privati, aziende e Stati scambiano fra loro denaro con obiettivi di investimento e finanziamento: chi dispone di risparmi, può prestarli in cambio di un interesse a chi ne ha bisogno. Esistono mercati delle azioni, delle obbligazioni e di altri strumenti. Anche gli Stati ricorrono ai mercati finanziari: è lì che si rivolgono in cerca di prestiti per gestire il proprio debito pubblico.

Nella compravendita di strumenti finanziari sono insiti alcuni rischi economici, perché non sempre il denaro prestato o investito viene recuperato nelle quantità previste. Facciamo l’esempio di un importante strumento finanziario, le azioni, che rappresentano quote di valore delle aziende. I risparmiatori (come le banche e altri soggetti che detengono risparmio) possono comprare azioni dell’ENI, della Apple e di tante altre società. Se l’attività di queste aziende va bene, il valore delle azioni tende a salire e chi le ha comprate può ricavarne un guadagno rivendendole; se invece le aziende hanno risultati negativi le azioni scendono e chi le detiene si ritrova ad avere un valore inferiore. La globalizzazione ha reso i mercati finanziari molto grandi. Da qualsiasi luogo è possibile acquistare azioni o altri titoli riferiti a tutti gli Stati del mondo. Inoltre, si trovano ad operare sui mercati soggetti che dispongono di grandissime quantità di risparmio. Con le loro scelte d’investimento questi grandi operatori possono premiare (o mettere in difficoltà) chi ha bisogno di risorse: dalle singole aziende fino agli Stati nazionali. Si attribuisce molta attenzione “ai mercati”, o più esattamente agli operatori che vi operano, perché i loro orientamenti possono avere conseguenze di rilievo sulla realtà economica in cui ciascuno vive ed opera.