Montanari: “L’università va a colpi di clan. Atenei devastati da corruzione e concorsi truccati”

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FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA FOTO DI ALESSIO COSER

All’Università oggi si laurea solo il 5,3% dei figli di genitori senza titolo di studio, il 14% dei figli di genitori con la sola licenza elementare

Il 45% dei figli di diplomati e l’83,6% dei figli di laureati. E le università non condividono il sapere con i cittadini ma propongono una offerta formativa attraverso ottusi meccanismi aziendalistici, che alcuni vorrebbero spingere fino a creare una oligarchi della ricerca. Ma, allora, che posto ha la giustizia nell’università italiana di oggi? E per dirla proprio tutta, che paura può fare alla mafia un’università sempre più devastata da fenomeni di corruzione, di potere, di concorsi truccati? Fenomeni per i quali le procure ravvisano il reato di associazione a delinquere, i e i giornali parlano, con a torto, di “mentalità mafiosa”: perché fondata sull’appartenenza a clan accademici, perché violentemente vendicativa, fortemente gerarchica e acritica.

Davvero pensiamo che questa università possa fare paura alla mafia? (…)

Ci vuole una università in cui un giovane brillante nato in una famiglia povera, emarginato dalla scuola pubblica e quindi “adottato” da un clan mafioso e avviato a una formazione da manager, da colletto bianco al servizio degli interessi criminali – sappiamo bene quante storie così esistono davvero – ebbene, un’università in cui quello studente brillante e destinato al peggio possa imparare che il successo e il profitto non sono l’unico metro; possa imparare non solo una tecnica che lo renda competente ed esperto, ma anche un orientamento morale, e una responsabilità civile, possa incontrare professori spogli di ogni potere, se non quello della conoscenza: non padroni, capi, baroni, ma servitori del bene comune. E che, allora, almeno un dubbio possa attraversargli la mente: facendogli vedere che c’è un’alternativa. Che un riscatto è possibile”.