Partite Iva in rivolta. Altro che ristori, è l’elemosina di Draghi

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Il decreto Sostegni delude e fa arrabbiare un po’ tutti. Le partite Iva, i liberi professionisti, le associazioni di categoria e gli ordini professionali parlano di elemosina e mancette. Di 32 miliardi di euro il governo ha deciso di destinare come aiuti alle attività economiche piegate dalla pandemia 11 miliardi di euro. Una goccia in mezzo al mare di fronte agli oltre 420 miliardi di perdita di fatturato stimata per le Pmi nel 2020.

Da Confcommercio è arrivato l’invito a rafforzare gli aiuti. Mentre la Cgia spiega che i soldi arriveranno “con almeno tre mesi e mezzo di ritardo”. “Alla luce delle risorse stanziate nel decreto Sostegno, l’Ancot – Associazione nazionale consulenti tributari – non ritiene raggiunto pienamente l’obiettivo di assicurare un sistema rinnovato e potenziato di sostegni, calibrato secondo la tempestività e l’intensità di protezione”.

Giudizio negativo anche da parte dell’Unione artigiani italiani (Uai). “Sono sempre le piccole imprese a pagare il prezzo altissimo – spiega Gabriele Tullio, presidente della Uai – e non mi riferisco solo al settore della ristorazione, dell’accoglienza e del benessere della persona, ma a tutte le imprese artigiane e alle micro imprese. Un calo del fatturato del 50% può corrispondere a indennizzi/ristori di 3.000 euro medi”.

Di “mancette troppo esigue per le partite Iva”, parla la Fapi (Federazione autonoma piccole imprese). Rabbia e delusione anche da Federalberghi: “Non ci sorprende il fatto che la coperta dei Sostegni sia corta, ma le risorse stanziate per il turismo non sono assolutamente sufficienti. Occorre fare di più, per aiutare le imprese del turismo a uscire dal disastro creato dalla pandemia”. La Federazione Nazionale degli agenti e rappresentanti di commercio ritiene “irrisoria” l’entità del contributo.