Per la pandemia recuperati dall’Italia cospicui fondi Ue non spesi

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L’Italia, con oltre 5,5 miliardi di euro, è il Paese che ha riprogrammato il più alto importo di fondi strutturali europei per fronteggiare la pandemia. È quanto si evince dai dati pubblicati dalla Commissione europea sull’andamento delle due iniziative, denominate CRII e CRII+, messe in campo dall’Ue per fronteggiare la crisi economica e sanitaria causata dall’emergenza Covid.

Il pacchetto CRII non prevede risorse finanziarie aggiuntive, ma dispone una maggiore flessibilità per le risorse esistenti e non spese, con la possibilità di indirizzarle laddove c’è più bisogno, con l’obiettivo di sostenere il sistema sanitario, l’economia e i cittadini. Gli Stati membri hanno fatto ampiamente ricorso alla flessibilità concessa dai due strumenti. Al 3 marzo, in tutta l’Ue sono stati riprogrammati 21,7 miliardi di euro, di cui 11,1 a sostegno dell’economia, 7,2 per il sistema sanitario e 3,4 per i cittadini, in particolare lavoratori e gruppi vulnerabili.

L’Italia ha apportato importanti modifiche a quasi tutti i suoi programmi, privilegiando soprattutto il settore economico. Il nostro Paese ha destinato più di 2,8 miliardi di euro per aiutare le imprese specie nel Mezzogiorno attraverso sovvenzioni (626 milioni di euro) che sono andate a beneficio di oltre 379mila PMI, e prestiti agevolati (2,2 miliardi di euro) che hanno sostenuto più di 145mila PMI. L’Italia ha poi riprogrammato oltre 1,4 miliardi di euro destinati al sistema sanitario: si tratta del secondo importo più alto dopo la Spagna. Lazio, Lombardia e Campania sono le regioni che hanno mobilitato più risorse verso il settore sanitario. Tali risorse sono state impiegate principalmente per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, attrezzature mediche e farmaci per il trattamento del Covid. Il Fondo sociale europeo è stato invece quello cui gli Stati membri Ue hanno principalmente attinto per finanziare servizi di protezione sociale, azioni a sostegno di gruppi vulnerabili e per il mantenimento dei posti di lavoro. L’Italia è stata ancora una volta il Paese ad aver riprogrammato l’importo più elevato, oltre 1,3 miliardi di euro.

Tra le novità introdotte dal pacchetto CRII, vi è anche la possibilità per gli Stati membri di trattenere i fondi non spesi anziché rimborsarli alla fine dell’esercizio contabile annuo. In questo modo gli Stati membri hanno usufruito di 7,6 miliardi di euro di pre-finanziamenti da destinare al contrasto della pandemia, una misura di cui ha beneficiato in primis la Polonia, seguita da Spagna e Italia. Una delle misure più popolari è stata poi l’uso del tasso di cofinanziamento Ue al 100%, applicato alla maggior parte dei programmi modificati. In Italia 40 dei 51 programmi rientranti nella politica di coesione sono stati finanziati in via temporanea con risorse esclusivamente europee.

Fonte: Commissione Ue