Più che i numeri contano le tendenze

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Con Conte il Movimento 5* vale un 5/6% in più

Cioè ritornerebbe ad essere il partito di maggioranza relativa. Questo non nasconde, né tantomeno cancella, i problemi in cui sta navigando il Movimento e la difficilissima coabitazione governativa non aiuta certo a risolverli. La base è agitata, chi si sente tradito, chi non accetta la permanenza in un governo in cui si ha l’ impressione che il Movimento faccia più da tappezzeria che da motore trainante. In realtà, in un governo precostituito e calato dall’ alto, in cui echeggia essenzialmente la vociona cacofonica di Salvini tesa a dire tutto e il suo contrario, la presenza del Movimento è ritenuta fondamentale. Non lo dico io, ma lo lascia intendere Draghi. Senza 5*, il governo Draghi non avrebbe modo di esistere, non per una mera questione numerica, ma per una questione puramente politica. E può sembrare un paradosso, ma Draghi ha bisogno dei 5* sia per avere un argine naturale a Salvini, sia per gestire il consenso su pandemia e Recovery. In cambio mantiene le politiche di sostegno, che rimodula e dilaziona, ma che continuano ad esserci nonostante gran parte delle forze politiche che lo sostengono, le ridimensionerebbero e le riformulerebbero in altro modo. E soprattutto non tocca il RdC che aiuta e non poco al contenimento della povertà, altrimenti anche più dilagante. Chi non riconosce, dati alla mano, che il RdC stia funzionando, è un disonesto. Sicuramente questo tacito accordo dato dall’ emergenza, finirà. Perché deve finire. Draghi è un banchiere, chiamato a gestire un’ emergenza, sopravvalutato e in rapido ridimensionamento. Non a caso non esiste ad ora una stesura diversa del Recovery Plan e tante iniziative di Draghi sono state copiate pari pari dal suo predecessore. Non c’ era bisogno dell’ invocato e mai avvenuto cambio di passo, ma qualcuno ha pensato di rallentare il governo precedente e soprattutto l’ ascesa di Conte. Alla fine potrebbe aver sortito l’ effetto opposto.

Falco Glione