Più veloce dell’Alta Velocità, Conte cambia idea: la Tav si farà

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“Rappresento un governo appoggiato da due forze politiche che sul punto la pensano in maniera opposta. In gioco ci sono tanti soldi, che sono vostri, e vanno gestiti con la massima attenzione. Come farebbe un buon padre di famiglia“. Il premier Giuseppe Conte, in diretta Facebook da Palazzo Chigi, ha spiegato che lui sulla Tav ha cambiato idea. Lo scorso 7 marzo aveva detto con fermezza che la Tav non serviva all’Italia. Oggi, con altrettanta fermezza, Conte fa sapere che l’opera serve all’Italia. Fa un favore a Salvini (proprio oggi che al Senato si parlerà dell’affaire russo), fa un dispetto a Di Maio e ai suoi, ma probabilmente salva il governo, allontanando l’ipoesi del voto anticipato in autunno.
Cosa è cambiato sulla Tav?

Ma cosa è cambiato sulla Tav? Spiega Conte: “Sono pervenuti dei fatti nuovi, elementi da tener conto nella risposta che dobbiamo dare” all’Europa “entro venerdì. L’Ue si è detta disponibile ad aumentare lo stanziamento dal 40% al 55%, questo ridurrebbe i costi” per l’Italia.

“Non realizzarla -spiega Conte- costerebbe più che farla. La decisione di non realizzare l’opera ci esporrebbe a tutti i costi derivanti dalla rottura dell’accordo con la Francia. A queste condizioni solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale” per fermare la Tav, visto che la ratifica dell’accordo è stata fatta dal Parlamento.
Tav o non Tav (prima del sì di Conte)

La mattinata di ieri era cominciata con l’intervista al Corriere della Sera dell’ex componente della commissione costi-benefici della Tav, Pierluigi Coppola, licenziato dalla commissione senza spiegazioni. “Nella mail che ho ricevuto – svelava nell’intervista – mi si accusa di aver violato il codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Non ho mai offeso la pubblica amministrazione, né ho arrecato danno. Ho chiesto spiegazione al ministro ma non ho ricevuto risposta“.
E aggiungeva: “Sulla base delle mie analisi ritengo che la Torino-Lione sia un’opera utile che porta benefici. E ho contestato i metodi degli altri esperti. Da allora non ho partecipato più alle loro riunioni. Non capisco perché vengo mandato via proprio adesso“.

Poco dopo le 9, a “Il mattino di Radio 1“, il leghista Dario Galli, viceministro dello Sviluppo economico, affermava che “La Tav si farà assolutamente. Chi si può prendere la responsabilità di annullare il futuro del nostro Paese? Non fare la Torino-Lione significherebbe tagliare fuori l’Italia dal corridoio 5 europeo. Una scelta che nessun politico con un minimo di buon senso può prendere“.

Su Rai Radio 1, all’interno di Radio anch’io condotto da Giorgio Zanchini, il presidente leghista della Regione Piemonte Alberto Cirio non si discostava certo dalla posizione di Galli, anzi ribadiva che “La Tav si farà perché è strategica per il futuro del Piemonte e del paese. Perché il 26 maggio c’è stato un referendum e il 90% dei piemontesi ha detto che l’opera va fatta. La regola della democrazia dice che chi ha vinto le elezioni deve decidere e noi decidiamo che la Tav va fatta, per quanto ci compete. Ho incontrato Toninelli mercoledì scorso. Abbiamo fatto un punto importante su tutti i nodi del Piemonte. Ma non abbiamo parlato di Tav perché, lui ha detto, la Tav è una questione che tratta il Presidente del Consiglio”.

La voce del no arrivava sempre dai canali Rai, ad Agorà Estate, condotto da Monica Giandotti, dove il grillino Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, definiva la Tav una ‘mangiatoia‘: “Da 30 anni si parla di Tav come di un’opera strategica. Ma al di là di una grande mangiatoia non c’è nulla; non serve a nessuno, solo ai francesi che ne avranno dei benefici. E nessuno va avanti. Questo è il risultato“. E ci metteva sopra anche una sua chiosa, quasi profetica per ciò che sarebbe accaduto dopo qualche ora: “I sì devono essere ragionati, quanto i no. Perché soltanto gli stupidi dicono sì a tutto“.

Nel primo pomeriggio, il senatore dem Matteo Renzi si chiedeva su Twitter: “Ma quando il governo dirà sì, alla Tav Toninelli si caccerà da solo o servirà un rimpasto per togliergli la poltrona?“.

Intanto l’ora X si avvicinava, si moltiplicavano le dichiarazioni dei vari portatori d’interesse nella questione Alta Velocità, dai No Tav agli industriali, e si moltiplicavano anche le previsioni su ciò che avrebbe detto il premier Conte.
Le reazioni al Sì Tav

Poi è arrivata la diretta Facebook, e la valanga di commenti a seguire, fra cui quello del segretario dem Nicola Zingaretti: “Ora Conte annuncia che il governo è per sì alla #Tav. Nella migliore delle ipotesi abbiamo perso più di un anno. Nella peggiore un altro giro di valzer che non porterà a nulla. Povera Italia“. E Raffaella Paita, capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera: “L’Italia ha perso un anno sulla Tav. Un anno inutilmente speso dietro alle ‘toninellate’ condite di speciose analisi costi/benefici per arrivare a cio’ che era gia’ scritto: la Tav si deve fare“.

Secondo Piero Fassino “anche il Presidente Conte ha dovuto riconoscere che non si può rinunciare alla Tav“.
“Alla fine – aggiunge l’ex sindaco di Torino – la realtà ha prevalso sui pregiudizi ideologici e sugli estremismi. Adesso non si perda ulteriore tempo e si operi speditamente per realizzare un’opera strategica per l’Italia“.

Acido e tagliente Matteo Salvini: “La TAV si farà, come giusto e come sempre chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso, adesso di corsa a sbloccare tutti gli altri cantieri fermi!“,

Di ben altro tono le dichiarazioni del variegato mondo grillino e No Tav. “Sono affranto – dice Alberto Airola, parlamentare torinese del Movimento 5 Stelle – Una battaglia che facciamo da anni, non deve finire così“, mentre la consigliera regionale pentastellata Francesca Frediani, valsusina e No Tav promette battaglia: “Un governo di cui fa parte il #M5s dà l’ok al Tav? Inaccettabile. Il #tuttiacasa stavolta sarebbe per voi“.
E Di Maio? Prima le poltrone…

E Di Maio? Il vicepremier Luigi Di Maio scrive su Facebook di aver “ascoltato attentamente le parole del presidente Conte, che rispetto. Il presidente è stato chiaro, ora è il Parlamento a doversi esprimere. Sarà il Parlamento, nella sua centralità e sovranità”. Gli ha risposto Zingaretti, su Twitter: “Sulla Tav l’Italia ha perso oltre un anno. Se Di Maio doveva vendersi l’anima poteva pensarci prima e risparmiarci questa sceneggiata. Per noi prima le persone. Per altri prima le poltrone”.