Quando in Sicilia parlavamo di biometano

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di Valentina Palmeri, MoVimento 5 Stelle Sicilia

Nella consapevolezza che serve puntare a modelli di energia pulita e distribuita e a piani rifiuti con impianti pubblici, in primis, nell’estate di due anni fa mi sono interessata del progetto dell’impianto di trattamento rifiuti e produzione di biometano, che poi in realtà era un inceneritore, che doveva realizzarsi in contrada Gallitello a Calatafimi Segesta, in provincia di Trapani.

Sapevamo che in zona doveva nascere un impianto pubblico di compostaggio, che andava in contrasto con la realizzazione di un impianto a biometano. E poi ci chiedemmo perché un progetto privato andasse speditamente avanti rispetto a quello pubblico, nonostante il progetto non fosse pubblicato nemmeno sul sito della Regione. Si trattava, quindi, di una procedura presumibilmente viziata fin dall’origine, dato che c’era un semplice avviso sul sito della Regione, così feci la richiesta di accesso agli atti, svariate note e l’esposto presso la Procura della Repubblica di Palermo ed immediatamente dopo sentii la necessità di incontrare i cittadini per informarli su ciò che stava accadendo nel loro territorio.

Dopo due anni di lavoro su questa oscura vicenda ora intervengono anche i pubblici ministeri della Procura di Palermo e la Direzione Distrettuale Antimafia che arrestano l’ex consulente della Lega Paolo Arata e il re dell’eolico Vito Nicastri, entrambi riconducibili alla questione. Mi rendo conto che Energia e Rifiuti sono un temi caldi e, anche se in questo caso ho agito secondo le stesse modalità che contraddistinguono il nostro modus operandi in tema di rifiuti, mai avrei potuto immaginare questi sviluppi. Comprendo oggi le resistenze, omissioni e ritardi di ieri relativi ad un semplice iter di autorizzazione ad impianti di trattamento rifiuti perché solo l’egregio lavoro della Magistratura, con le indagini ed intercettazioni, ha potuto alzare un coperchio dove abbiamo visto cosa bolliva in pentola, cioè relazioni che interessavano anche il governo nazionale e che, almeno sino ad oggi, hanno portato persino agli arresti di alcuni soggetti.

Una vicenda che mi lascia amareggiata ma che allo stesso tempo mi concede speranza per poter continuare nel mio lavoro al servizio di una società onesta che ha bisogno di attività politiche ed amministrative trasparenti, inclusive e risolutive al fine di valorizzare le esemplari potenzialità della nostra Regione. Scoprire e contrastare il malaffare, annidato anche nelle istituzioni e nei partiti equivale spesso anche a contrastare devastazioni ambientali e tutelare i Beni Comuni.