Renzi: “Il futuro dell’Italia è tornato in buone mani”

0
65
renzi
renzi

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi

È’ stato il Piano nazionale di ripresa e resilienza a costituire il casus belli che ha portato alla crisi del Governo Conte e alla nascita del Governo guidato dal presidente Draghi.

L’onestà intellettuale vuole che oggi si dia una risposta alla seguente domanda: ne valeva la pena? È cambiato qualcosa? Io penso che per chi ha letto il testo del 9 dicembre del precedente Governo e chi ha sentito l’intervento del presidente Draghi oggi la risposta sia chiara. Molto è cambiato, ma non mi riferisco a single aggiunte o modifiche; mi riferisco a una cosa che allora non c’era e che oggi c’è: un’anima, una direzione, una visione.

Questo elemento è evidente oggi nel dibattito mondiale, nel dibattito europeo e deve diventare oggetto di discussione tra di noi. Non è un fatto legato alla stampa internazionale: è un po’ provinciale guardare la stampa internazionale e pensare che essa sia la depositaria della verità. Tuttavia il sentimento che il futuro in Italia è tornato in buone mani è un elemento che c’è nel dibattito dei leader internazionali, sui mercati e nelle aspettative verso il nostro Paese.

Di fronte a questo elemento, signora Presidente, c’è un dato di fatto oggettivo: il Recovery Plan non è uno, ma son due. Voi vi chiederete com’è possibile che ciò avvenga. In realtà, accanto a i 200 miliardi che vengono in qualche misura incanalati dall’Europa (il presidente Draghi nella sua replica ha dato anche una lezione tecnica, oltre che politica, sul valore per il futuro di questo investimento), c’è una cifra più o meno analoga, di cui non si parla mai, che Banca d’Italia stima essere nei depositi e nei conti correnti del risparmio degli italiani (imprese e famiglie) che hanno iniziato a risparmiare dal primo giorno della pandemia. Si tratta di una cifra che viaggia tra i 170 e i 200 miliardi di euro. È come se le risorse fossero doppie: da un lato i 200 miliardi europei, ma dall’altro un recovery plan totalmente italiano che è bloccato dalla paura.

Recuperare parole di fiducia, signora Presidente, è dunque una priorità anche economica. Recuperare un clima di fiducia passa anche da gesti simbolici, come non litigare su un orario del coprifuoco, ma prendere atto che è fondamentale procedere con l’allargamento delle riaperture, perché questo porta a investire il denaro degli italiani ed attrarre i denari non soltanto delle aziende, ma anche dei turisti. Questo elemento è una pietra miliare nella storia del nostro Paese.

Dopodiché, signor Presidente del Consiglio, lei è appena arrivato in quest’Aula e non ha potuto gustare tutti i riferimenti a quante volte abbiamo scritto la storia in questa legislatura: una volta alla settimana nel corso dei tre anni precedenti qualche Ministro ha fatto un post dicendo che stava scrivendo la storia. Questo è valso sia col governo Conte 1 che con il governo Conte 2.

Bastava stare applicati ai social e si trovava sempre qualche Ministro: il primo è stato un ex ministro che ha detto che scriveva la storia perché stava trasferendo le competenze dell’unità sul dissesto idrogeologico e sull’edilizia scolastica ai rispettivi Ministeri; poi qualcuno ha scritto la storia affacciandosi da un terrazzino e abolendo la povertà con il reddito di cittadinanza; poi qualcuno ha scritto la storia con i provvedimenti più disparati.

Io penso che nessuno abbia scritto la storia in questi tre anni; è certo però che pochi la storia l’hanno studiata. Gli anni Venti del secolo scorso hanno preso avvio con una terribile pandemia, la spagnola, che ha fatto più morti (si spera) di quelli che farà alla fine il Coronavirus, però per la incapacità delle classi dirigenti si sono prodotti due elementi: la crisi delle traballanti democrazie dell’epoca e la depressione economica culminata nel 1929, alla fine di quel decennio degli anni Venti, in una delle più grandi tragedie della storia economica contemporanea e recente. Io vorrei che noi avessimo la consapevolezza che nessuno qui può scrivere la storia semplicemente perché fa un decreto o un piano, ma che c’è la consapevolezza di dover presentarsi all’appuntamento della storia con la consapevolezza di chi ha imparato dalle lezioni del passato.

In questo senso il Governo Draghi è un elemento di fiducia per il nostro Paese, ma deve anche cogliere i problemi che noi abbiamo, perché – attenzione – niente è scontato per nessuno.

Pensate a cosa è successo in Unione europea negli ultimi dodici mesi. Nel 2020 ad aprile sembrava che l’Unione europea avesse colto il valore della ripartenza e che il Regno Unito con Boris Johnson, che allora era anche in un momento di difficoltà personale, non avesse capito praticamente niente. Invece cosa è accaduto dopo un anno? La campagna vaccinale ha visto il successo degli inglesi anche rispetto all’Unione europea e piange il cuore a me che sono europeista vedere come la campagna vaccinale sia diventata uno spot per coloro i quali sostengono la Brexit rispetto al mal funzionamento dell’Unione europea.

La storia cambia velocemente. Anche la storia del nostro Paese; se prendiamo il compasso e torniamo indietro, il 27 aprile del 2016, c’era un Governo – io ne so qualcosa – che sembrava destinato ad avere consenso per anni. Nell’aprile del 2017 il presidente del Consiglio Gentiloni sembrava destinato ad essere il punto di riferimento di un equilibrio di larghe intese per anni. Nell’aprile del 2018 sembrava che si dovesse fare un Governo guidato dall’onorevole Di Maio con il PD come sostegno. Nell’aprile del 2019 sembrava che il governo Conte I non potesse fare a meno della leadership di Salvini. Nell’aprile del 2020 nessuno poteva toccare il governo Conte II. Nell’aprile del 2021 credo che vi sia una guida del Governo capace di cogliere il valore strategico di un progetto di lungo periodo e non di un orizzonte che divora i personaggi politici.

Questo perlomeno, signor Presidente, è l’augurio che io vorrei farle avviandomi alla conclusione. Questa rilevante occasione che la storia ci ha dato di essere in grado di dire che l’Unione europea serve, che l’Italia ha un Governo che pensa alle future generazioni e non alle future elezioni, che finalmente possiamo andare sui giornali internazionali non perché abbiamo i banchi a rotelle nascosti nei magazzini che non servono o perché abbiamo i ventilatori cinesi malfunzionanti, ma garantiti degli amici degli amici. Abbiamo finalmente l’occasione di andare sui giornali di tutto il mondo come quelli che presiedono il G20 con una visione post pandemica, come quelli che hanno qualcosa da dire sull’Unione europea che verrà, anche adesso, ma a maggior ragione dopo che Angela Merkel lascerà, e in un momento di grande tensione per la Francia, che va verso una campagna elettorale difficile.

Siamo quelli che possono restituire entusiasmo e fiducia a condizione di provare, signor Presidente, a mettere in pratica le sue parole. Lei ha detto che l’onestà, l’intelligenza e il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti. Siamo tutti d’accordo sull’onestà contro la corruzione; sull’intelligenza contro la stupidità, De Gaulle lo definiva vasto programma, ma è una sfida comunque affascinante e suggestiva; intelligenza artificiale o naturale che sia, siamo tutti con lei. La vera svolta che però, secondo me, arriva dalle parole del presidente Draghi è quella relativa al gusto del futuro contro gli interessi costituiti.

Questa è la vera anima del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si dice – lo ha detto il Presidente – ai ragazzi che possono puntare a studiare nei luoghi migliori con i maestri migliori. Si dice alle imprese che non devono aver paura di sfidare il futuro, perché possono giocarsela contro la cultura della rendita. Si dice però anche alla politica che forse è arrivato il momento, per una volta, di avere un orizzonte più ampio, di pensare sul serio che il gusto del coraggio e del futuro sia più forte di chi in questi anni ha sempre pensato di poter andare avanti con la cultura della rendita e con la paura del domani. In bocca al lupo, signor Presidente, Italia viva annuncia il voto a favore.