Ridurre l’orario è possibile. Anzi, indispensabile

0
54

Le sfide che l’evoluzione delle nostre comunità ci mette di fronte c’impongono di percorrere strade nuove, spesso radicalmente alternative a quelle praticate fino a oggi. Le periferie romane, dove siamo impegnati a contrastare chi innalza la bandiera dell’egoismo, hanno certamente problemi di abbandono e a volte di degrado. Tuttavia, siamo convinti che il problema principale in questa regione sia il lavoro.

Le attivazioni dei contratti brevi e brevissimi registrano un incremento preoccupante: sono state circa il 60% del totale delle attivazioni nel 2018. Sempre nel 2018, migliaia di contratti a tempo indeterminato cessati non sono stati sostituiti con la stessa tipologia contrattuale e il saldo tra attivazioni e cessazioni indica la perdita di 32.385 posti di lavoro stabile, che si aggiungono ai 51.453 del 2017 e ai 35.179 del 2016. Dunque, si restringe il perimetro dei contratti buoni, quelli cioè che consentono alle persone di programmare la propria vita, mentre aumentano incertezza e instabilità. A nostro modo di vedere, questo è il vero degrado.

L’automazione dei processi produttivi farà perdere ulteriori posti di lavoro. Tali scenari, fino a qualche tempo fa considerati futuribili, purtroppo sono diventati realtà senza un governo efficace dei processi. Perciò, condividiamo quanto affermato dal presidente dell’Inps: ridurre l’orario di lavoro non solo è possibile, ma è indispensabile per garantire un futuro dignitoso alle persone e garantire così i consumi. Le istituzioni del Lazio non facciano cadere questo dibattito e aprano subito un tavolo di confronto per individuare forme e modi per diminuire l’orario di lavoro.

Michele Azzola è segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio