SANITA’ PUBBLICA: STATO O REGIONE?

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Oggi ho presentato sulla funzione “Lex Iscritti” della piattaforma Rousseau del MoVimento 5 Stelle una proposta di legge costituzionale per attribuire allo Stato, anziché alle Regioni, la competenza in tema di tutela della salute.

Perché? La sanità regionale non funziona: la cattiva politica (sprechi, clientele e voti di scambio) prevale sull’interesse di tutti i cittadini ad una sanità pubblica efficiente e, in generale, sul diritto alla salute di tutti gli italiani.

E’ dal 2001, con la riforma del titolo V, che l’articolo 117 della Costituzione affida alle Regioni la competenza sull’assistenza e sull’organizzazione sanitaria ed è proprio questa, a mio avviso, la causa principale dello sfacelo di oggi.

La mia opinione, in materia, è in totale controtendenza rispetto alla volontà di regioni come il Veneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia che, addirittura, hanno richiesto maggiore autonomia dal governo centrale.

A mio parere, è proprio la regionalizzazione della sanità che non garantisce cure equanimi a tutti i cittadini e che, anzi, è fonte delle tante inefficienze, degli sprechi e delle clientele dovute ad una classe politica locale che, su tutto questo, ha costruito il suo potere.

Alcuni dati?

La spesa sanitaria italiana è circa il 9% del PIL, in linea con quella degli altri Paesi dell’OCSE. Ma, secondo i dati del Censis, il 35,8% degli italiani non riesce a prenotare, almeno una volta, una prestazione nel sistema pubblico perché ha trovato le liste d’attesa chiuse.

E’ l’insormontabile barriera all’accesso al sistema pubblico che costringe a rivolgersi al privato: ogni famiglia, per questo, spende in media oltre 1.400 euro all’anno, di tasca propria!

Il risultato? Nel 2018 la spesa sanitaria privata è lievitata a 37,3 miliardi di euro: +7,2% in termini reali rispetto al 2014.

Per libera volontà? No, per costrizione!

Sono 19,6 milioni gli italiani che nell’ultimo anno, per almeno una prestazione sanitaria essenziale prescritta dal proprio medico, hanno provato a prenotare e poi, constatati i lunghi tempi d’attesa, hanno dovuto rivolgersi alla sanità a pagamento, privata o intramoenia.

In 28 casi su 100 i cittadini, avuta notizia di tempi d’attesa eccessivi o trovate le liste chiuse, hanno scelto di effettuare le prestazioni a pagamento.

Il 38,9% degli italiani si rivolge ad un Pronto soccorso perché non sono disponibili altri servizi come il medico di medicina generale, la guardia medica, l’ambulatorio di cure primarie.

L’inefficienza del sistema è evidente, e dipende dalla regionalizzazione della sanità con sprechi, inefficienze e clientele che, ormai, non possiamo più sopportare.

Il problema va risolto alla radice: alla casta politica locale, va tolta la marmellata!

Tu che ne pensi? Sei d’accordo a difendere la sanità pubblica, trasferendo la competenza sulla tutela della salute dalle Regioni allo Stato?

Stefano Chirico M5S