Sentinelle e cowboy a Cascina

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Ci sono notizie che ti riportano indietro nel tempo. Una di qualche giorno fa sulle “Sentinelle a scuola” a Cascina mi ha trasportato fino al Paleolitico Inferiore quando ero un bambino di sei anni e, amante degli Spaghetti Western che imperversavano in quel periodo, chiesi aduna vicina: ”Si studia molto per diventare cowboy?”. La risposta alla mia ingenua domanda, lustri dopo, è finalmente arrivata ed è affermativa. Meglio tardi che mai, direbbe mia nonna. Andiamo per ordine, come disse il generale Custer ai suoi uomini prima di essere trafitto dai pellerossa.

Trattasi, per la precisione, di un progetto che l’amministrazione comunale cascinese, in quel di Pisa, rivendica come unico nel suo genere e primo nel nostro paese. Scendiamo nel dettaglio. Questi nuovi cowboy che solcheranno le vie di questa cittadina, forse simile a quella località della nuova frontiera americana dove avventurieri di ogni risma imperversavano dovunque mettendo a rischio l’incolumità popolare, sono il laboratorio del Ministero degli Interni che intende testare servizi mirati di sicurezza sussidiaria/complementare necessari per la comunità. Questo nuovo manipolo di generosi e competenti difensori della legge sarà composto da guardie giurate selezionate dopo colloqui mirati con il comandante della Polizia Municipale di Cascina che ne valuterà le attitudini successivamente aumentate con un corso di aggiornamento. Ecco il famoso percorso di studi che è mancato a Pecos e Buffalo Bill. A questo punto l’immagine di Tex Willer che spararipetendo ad alta voce la poesia “T’amo Pio bove” o snocciolando le tabelline una dietrol’altra si conquista una sua giocosa indipendenza. Emerge persino l’esigenza di unaimprobabile ma necessaria foto in cui vanno a braccetto le fasi dell’origine della conoscenza dell’epistemologo (non l’orologiaio) Piaget, con le colt 45: un ossimoro prepotente quanto improbabile. Queste guardie, d’altronde, quando saranno in servizio dovranno sensibilizzarei bambini/ragazzi e le loro famiglie sulla buona prassi comportamentale ai fini del“miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza”, e quindi non potranno tralasciare rudimenti psicologici. Allora è proprio vero che gli indiani o banditi senza scrupoli sono alle porte. Che nei ridenti paesini attraversati della Tosco-Romagnola che portano a Cascina, antica capitale del mobile, le popolazioni indigene stanno pensando ad una sommossa. Pensare che ero cresciuto con la remota concezione che l’educazione si insegnasse nellefamiglie e nelle scuole. Che fossero i docenti ad insegnare le regole del vivere civile ovvero ciò che è scritto nella nostra Costituzione, che erroneamente definivo la nostra unica, pacifica, arma per difendersi dai soprusi e dalle cattiverie del mondo e degli uomini. E’ ovvio che di fronte ai soggetti malintenzionati e armati non ti salva avere una bella proprietà di linguaggio oppure un ricco bagaglio culturale, ma all’interno degli edifici scolastici le pallottole non sono mai servite, anche nei momenti di grande tensione tra coloro che la vivevano. La violenza è dovunque, anche in mezzo ai banchi, ma più in là di qualche gavettone nell’ultimo giorno di scuola non si è mai visto altro. Forse può avere un’altraopinione quel presidente statunitense che non riuscendo ad arginare la forza delle armi vendute come pop corn ed entrate anche in mezzo alle aule del suo paese seminando scie di sangue, ne auspica l’utilizzo da parte dei docenti. Dalle nostre parti, invece, sono cresciute legioni di docenti che hanno insegnato a migliaia di discenti che la guerra e la violenza sono il male del mondo e le armi il cancro della civiltà. Questi ottusi e perticaci soggetti hanno anche sempre ripetuto ai cuccioli d’uomo che le guardie servono per andare a cacciare i cattivi grandi, quelli che magari delinquono, spacciano in quei determinati luoghi che tutti conoscono.

Negli anni, nelle scuole, le varie forze dell’ordine sono intervenute solo per svolgere mansioni specifiche a carattere preventivo: tenere lezioni sui rischi del cyberbullismo, sull’educazione stradale, sui pericoli della tossicodipendenza. Interventi sempre utili e importanti, apprezzati da tutti. Mandare vigilantes all’uscita, al posto dei pacifici pensionati che con le pettorine hanno prestato per decenni la loro opera ai cancelli scolastici al termine delle lezioni, sembra un messaggio inquietante. Non pare evocare la figura della nonnina che invita Cappuccetto Rosso a stare attento al lupo nel bosco, ma quella del cacciatore che ritiene che i lupi stanno mangiando tutti i bimbi in giro e che le speranze di salvezza sono risicate. Il clima di paura giova più ai cuori di tenebra che a quelli di panna. Ma il potere si ciba del terrore perché sa che più la paura sale più la libertà individuale di movimento, e aggiungerei di pensiero, viene circoscritta e limitata e di conseguenza è maggiormente controllabile. Chi ha di codesti pensieri di solito vuole comandare da solo e guidare i pensieri e le azioni di tutti. E’ matematico. L’essere umano è così semplice: ripete gli stessi comportamenti dai tempi delle clave.

Ma le lande desolate percorse da orde di pistoleri intorno alle scuole non si trovano solo nel comune di Cascina perché, anche nella ben più lontana Sicilia, vengono segnalati altri pericoli, stavolta all’interno degli edifici scolastici. A Palermo e Catania due ineffabili docenti hanno avuto l’ardire di imbracciare libri anziché armi e puntare a far usare il cervello ai loro alunni anziché il mirino in direzione del nemico, magari persino straniero. Giammai, l’intervento degli organi istituzionali è stato rapido e indolore portando all’allontanamento di tali agenti infettivi. Sia mai che il germe del dubbio e del ragionamento potesse attecchire e allignare.

Ma per fortuna ci sono i cowboy a proteggere ogni singolo cittadino di questo nostro paese anche da se stesso. Sia mai che il pacifismo, con la sua visione di una vita con meno forza e più senso critico si diffonda pure qui. Noi abbiamo bisogno di certezze.

Certo, non riesco a nascondere la soddisfazione di rivedere, a distanza di anni, di nuovo Lucky Luke in pista, ma lo avrei preferito con le pistole ad acqua e con un sorriso languido e rassicurante. Magari mentre se ne sta dentro un fumetto che ripete “sono solo un povero cowboy” andando incontro al tramonto sopra un cavallo sbilenco, invece di vederlo passeggiare armato e con lo sguardo truce nelle strade piene di grembiuli e treccine al vento. Un quadretto inquietante.

Sta a noi a disarmarlo: con il voto. A volte riesce. Basta crederci e provarci.