SERVE PIÙ SINISTRA NEL PD

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La nostra ispirazione possiamo ritrovarla nei valori della tradizione socialista e di quella cristiana. Letta? Sino ad ora non ha sbagliato una mossa.
Ecco la mia intervista a Mario Neri
per il Tirreno. Buona lettura.
Enrico Rossi dice di avere un sacco di cose da fare da quando, a settembre, ha lasciato la presidenza della Regione Toscana: il commissario del Pd umbro uscito spappolato dalle inchieste e dalla sconfitta contro la Lega, l’assessore a Signa, il suo ruolo da membro del comitato per le regioni dell’unione europea, ma da qualche settimana s’è ridato soprattutto alla politica pura. Obiettivo: «Rilanciare il Pd». Perché, sebbene «Enrico Letta non abbia sbagliato una mossa» da quando ha conquistato il Nazareno, «al Pd serve un’ala forte di sinistra per battere la destra sovranista ed egoista». Per questo ha appena aderito a “Le Agorà”, la corrente — pardon, l’area politico culturale, non vi azzardate a chiamarla corrente — nata per impulso di Goffredo Bettini, fino a qualche settimana fa braccio destro e mentore di Nicola Zingaretti e ideologo della alleanza strutturale con i Cinquestelle. Rossi è convinto che quell’asse debba essere costruito anche in Toscana, dove dem e pentastellati finora se le son date di santa ragione. E che il Pd debba andare oltre un vago progressismo.
Letta ha esordito dicendo stop ai personalismi e alle correnti. Basta a rilanciare il Pd?
«Mi pare che non abbia sbagliato una mossa, sia nello stile sia nelle decisioni. Ha ridato, anche grazie allo choc delle dimissioni di Zingaretti, una sistemata al partito. E riesce bene a fare sintesi fra le anime diverse riunite in una forza plurale. Ma per rilanciare il Pd serve dare forza a un’ala di sinistra nel dibattito interno».
Per questo si è iscritto alla corrente di Bettini?
«Le correnti rinviano a un’idea di potere. Non siamo una corrente ma un’area politico e culturale della sinistra. Non nutriamo nostalgia per il passato ma siamo consapevoli della necessità di ricondurre la sinistra ai suoi principi, alle sue ragioni fondamentali. La nostra ispirazione è nel socialismo e nel cristianesimo. Nel socialismo per la capacità che ha avuto e deve ritrovare di inserire nello “stato democratico” come cittadini consapevoli milioni di esclusi e di lavoratori. Nel cristianesimo per il richiamo al valore della persona e per la visione critica del mondo in cui viviamo su temi come ambiente, immigrazione e tutela dei più deboli».
Chi fa parte di quest’area?
«Io ho dato un contributo alla scrittura del manifesto che presenterò mercoledì nella diretta sui social. Ne faranno parte [parteciperanno alla presentazione, n.d.r.] anche Andrea Orlando e Roberto Speranza, dunque un’area del Pd che si rivolge anche a chi nel Pd non c’è».
Crede che Letta abbia un profilo troppo centrista?
«No, lui sa fare sintesi. Ma certo le mie idee non sono quelle dei riformisti come Luca Lotti e Andrea Marcucci».
Ha scritto che Meloni e Salvini si presentano come il “partito delle riaperture” e che il Pd non deve sottovalutarlo. Perché?
«Noi diciamo, giustamente, che le riaperture saranno possibili solo quando sarà consentito dai dati sui contagi e dalla diffusione delle vaccinazioni. Ma, seppure sia sbagliato, quel messaggio va incontro a un desiderio effettivo e presente non solo nei ceti più colpiti dalle restrizioni ma nel popolo italiano. Salvini e Meloni cavalcano un’onda di disperazione destinata a crescere, e potranno in parte rivendicare come loro successo le riaperture. Una politica che può portare consensi e segnare nel profondo i sentimenti dei cittadini. Il Pd deve ancora definire un suo messaggio forte, e a quella disperazione dare risposte».
Sta dicendo che la pandemia rischia di far perdere altri voti al Pd?
«Dobbiamo riconquistare i ceti popolari su un fronte che sta esplodendo, il lavoro. Non basta sostenere il governo Draghi, né si può affermare che esso coincida con la nostra politica. E tanto meno ci si deve lasciare condizionare dalla grande stampa che osanna Draghi o dai sondaggi, correndo il rischio di trovare nelle urne una brutta sorpresa».
Ma la sinistra non è mai bastata da sola a dare una vocazione maggioritaria al Pd.
«La sinistra in altri tempi è stata oltre il 50% se sommiamo il Pci ai socialisti e ai laici e ai democristiani di sinistra. Dopo, per trent’anni, abbiamo vissuto un’egemonia liberista. Il massimo esponente di questa tendenza a sinistra è stato Matteo Renzi».
Letta, nel suo discorso d’insediamento, ha rilanciato Ius soli e voto ai sedicenni. Pare che l’unica ragione sociale dei progressisti da anni siano i diritti civili.
«Appunto, io penso che dovremmo mettere al centro i lavoratori, l’occupazione e la dignità del lavoro. Le parole di papa Francesco sono illuminanti quando dice che dare soldi e sostegni può essere una soluzione momentanea ma le persone hanno bisogno del lavoro per realizzarsi. Vogliamo deciderci a dire, ad esempio, che Amazon deve pagare le tasse e accettare i sindacati? E vogliamo sostenere i piccoli commercianti che contestano le sue posizioni monopolistiche, gli autonomi, le partite Iva, le piccole imprese? L’Istat ci informa che ci sono un milione di disoccupati in più e un milione di poveri in più. A giugno scadrà il blocco dei licenziamenti. Serve una proroga. Se vogliamo lanciare un messaggio che ci caratterizzi, è a questi temi che dobbiamo dare risposte. Il Pd deve essere il partito del lavoro».
Il Pd toscano, nonostante Letta, è ostile a un’alleanza con il MSS.
«La Toscana non può stare fuori dai processi del Pd. Anche qui si deve riaprire un dialogo serrato con il Movimento. Quando si voterà per le Politiche, la Toscana non può restare la regione dove c’è un fossato incolmabile. Non abbiamo nessuna altra prospettiva se vogliamo vincere. Peraltro i 5stelle con la svolta europeista stanno facendo sul serio. E io sono favorevole a una legge elettorale proporzionale, è l’unico modo per non vedere i nipotini di Almirante e gli amici di Putin e Orban al governo».
Lei che si candiderà alle Politiche del 2023?
«Per carità, c’è una quantità di tempo…».
Le si riconosce il merito di essere stato uno dei presidenti che ha gestito meglio la prima ondata. La Toscana ora invece è messa sotto accusa per i ritardi nelle vaccinazioni agli over 80. Che idea s’è fatto?
«Il servizio sanitario della Toscana, se i vaccini arrivano, è in condizione di non essere secondo a nessuno. Sulle categorie è evidente che ci sono stati sbagli, ma sono legati a indirizzi nazionali che lasciavano spazi a interpretazioni. Servivano dispositivi di legge, non semplici circolari per stabilire le priorità».
Letta ha proposto una metropolitana leggera fra Pisa e Firenze. Metterebbe fine, ha detto, alla disputa sugli aeroporti.
«Favorevolissimo. Ma si sappia che probabilmente i treni veloci dovranno fermarsi a Pontedera ed Empoli per mancanza di passeggeri. Per quanto possa svilupparsi il Galilei, sarà difficile riempirli. Dico anche che chiunque va a prendere un areo a Peretola sa che quell’aeroporto deve essere sistemato. Ampliamento? Sono favorevole a risistemare la pista. C’è uno spazio enorme per Pisa e pure per Firenze, a meno che qualcuno non voglia favorire Bologna. Non adeguare il Vespucci indebolirebbe anche Pisa».