Siccità, virus e strade saranno i principali pericoli per foreste

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ll nuovo studio “Forest-linked livelihoods in a globalized world”, pubblicato su Nature Plants da un team di 24 ricercatori ed esperti di tutti i continenti , evidenzia le principali tendenze che nel prossimo decennio avranno un impatto sulle foreste del mondo e sulle persone che vivono al loro interno o nei dintorni. Tendenze che includono siccità, epidemie virali e vaste espansioni infrastrutturali in tutto il mondo. Secondo i ricercatori . «E’ necessario sviluppare una strategia globale per l’interazione uomo-natura, se intendiamo garantire la sopravvivenza di entrambi».

Lo studio ricorda che «Le foreste della Terra sono indispensabili sia per l’uomo che per la fauna selvatica: assorbono CO2, forniscono cibo a gran parte della popolazione mondiale e ospitano tutti i tipi di animali».

Il 4 dicembre il governo di sinistra della Danimarca, grazie a un accordo con l’opposizione di centro-destra, ha stanziato 888 milioni di corone per proteggere la natura e la biodiversità e il ministro delle finanze danese, Nicolai Wammen, ha spiegato: «Con l’accordo, diamo alla natura una spinta storica, in modo che gli animali e le piante stiano meglio e migliorino le condizioni di vita in Danimarca. E’ stato a lungo un desiderio del governo – e non da ultimo di molti danesi – che la natura avesse una mano. Pertanto, sono lieto che, nell’ambito dei negoziati per una ripresa ecologica, abbiamo concordato nuovi parchi nazionali danesi e ampie aree di foresta incontaminata. E’ un passo importante per ripristinare la nostra natura».

Fantascienza per la litigiosa politica governativa italiana e per una destra sempre più dichiaratamente ecoscettica e infatti una delle principali autrici dello studio, Laura Vang Rasmussen dell’Institut for Geovidenskab og Naturforvaltning della Københavns Universitet, sottolinea che «Tuttavia, in altri Paesi, le misure di conservazione delle foreste sono in ritardo. E’ fondamentale per i Paesi come la Danimarca, e in particolare i Paesi con condizioni economiche più deboli, dare la priorità alle foreste e disporre di piani di conservazione delle foreste. Senza l’adozione di strategie di conservazione, siccità e epidemie virali potrebbero avere gravi conseguenze sulle foreste e sugli esseri umani».

La Vang Rasmussen, insieme all’altro principale autore dello studio, Johan Oldekop del Forests & Livelihoods: Assessment, Research, and Engagement (FLARE) dell’università del Michigan e del Global Development Institute dell’università di Manchester, è stata all’origine del nuovo studio che ha classificato le tendenze più significative che influenzeranno le foreste del mondo nel prossimo decennio e ricorda che «In Danimarca, abbiamo assistito a un aumento del numero di estati con scarse precipitazioni e nel resto del mondo, in particolare sulla costa occidentale degli Stati Uniti, la siccità è stata responsabile di enormi e devastanti incendi boschivi. Il nuovo studio sostiene che questa tendenza continuerà. Quando perdiamo le foreste, ad esempio a causa della siccità, aumenta il rischio che si diffondano virus come il coronavirus. Quando gli incendi boschivi disturbano gli ecosistemi naturali, le malattie che trasportano animali come pipistrelli o ratti fuggono dai loro ecosistemi carbonizzati nelle città e nei villaggi. E, come abbiamo visto con la pandemia di coronavirus, le epidemie virali hanno enormi conseguenze sulla salute e sull’economia globali«.

E anche l’urbanizzazione accelerata, con più persone che vogliono trasferirsi dalle aree rurali alle città, può avere conseguenze sia positive che negative per le foreste del mondo. La Vang Rasmussen spiega ancora: «Può darsi che la quantità di foreste aumenti man mano che sempre più agricoltori abbandonano i loro mezzi di sussistenza a favore di lavori urbani con salari più alti. Questo consentirebbe alle foreste di crescere. Al contrario, corriamo il rischio che l’aumento della popolazione urbana aumenti la domanda di coltivazioni commerciabili, il che si tradurrà in un maggior numero di foreste da abbattere per l’agricoltura».

Inoltre, la popolazione umana mondiale nel 2030 dovrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi e questo si tradurrà in un aumento della domanda di carne, cereali, verdure e altro cibo e quindi sarà necessario abbattere più foreste per ospitare i campi e e i pascoli per l’allevamento del bestiame e per realizzare aziende e strutture agricole.

Si prevede che entro il 2050 le reti stradali globali si espandano di circa 25 milioni di chilometri ed lo studio sottolinea che «E’ probabile che ciò abbia un effetto positivo sulla mobilità umana, consentendo alle persone di spostarsi facilmente tra le città e di spostare e vendere merci più prontamente. Tuttavia, lo svantaggio della costruzione di strade è inevitabilmente la necessità di liberare il terreno forestale per il fondo stradale».

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