SULLE ONG NON FACCIAMOCI INCASTRARE DALLE TIFOSERIE

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La richiesta di ascoltare la Sea Watch 3, durante i lavori delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera per l’esame del decreto Sicurezza bis, era stata avanzata dal Partito Democratico la settimana scorsa ed inizialmente accolta. Siamo tutti d’accordo infatti che sia opportuno e anche necessario ascoltare le Ong, come tutte le parti direttamente o indirettamente coinvolte dal merito del decreto.

A seguito dei fatti di Lampedusa però ieri sera è stato deciso di non procedere all’audizione della Sea Watch 3. La Ong infatti potrebbe subire una sanzione amministrativa proprio per aver violato le norme contenute in quel decreto. La sua nave è sotto sequestro. E la sua capitana, Carola Rackete, è indagata per almeno tre reati penali collegati allo sbarco dei migranti.

Ci sono sembrati motivi sufficienti per evitare l’audizione. Si sarebbe palesata una sorta di conflitto d’interessi. Non era e non è opportuno interferire con il lavoro dei giudici. Il rispetto per il terzo potere dello Stato passa attraverso i fatti e non solo dalle parole che in tanti pronunciano ma che in pochi mettono in pratica.

Apro una parentesi: è irrilevante che non siano stati confermati gli arresti domiciliari della capitana, perchè non si tratta di una sentenza di assoluzione, ma solo della chiusura di una fase cautelare che riguarda la privazione della libertà personale.

Ma il punto è anche un altro: la Sea Watch 3 non era l’unica Ong chiamata in commissione. Dispiace allora che le tutte le altre abbiano disertato l’audizione, cioè la sede appropriata di confronto, e abbiano invece preferito le luci della ribalta della conferenza stampa, privando noi parlamentari della loro voce e privando loro delle nostre domande. Finendo inevitabilmente per strumentalizzare e anche per farsi strumentalizzare.

Si è persa un’occasione. Invece di dare un contributo al lavoro del Parlamento, si è scelto di ‘tifare’.

Anna Macina