#Teatro: Barbareschi: È morto per velleitarismi e nomine politiche, appello a Draghi

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“Faccio teatro da 47 anni, sono un ‘dead man talking’, un ‘morto che parla’ in coerenza con quel numero… e parlo fuori dal coro, in solitudine totale. E dico che il teatro è morto, in Italia, per mancanza di qualità e di finanziamenti adeguati, di livello europeo. E’ la verità, purtroppo, e soprattutto nei momenti di difficoltà occorre essere sinceri, coerenti e lucidi: ne ho piene le tasche e sono stufo di velleitarismi e di autocelebrazioni”. Non usa mezzi termini, come da abitudine, Luca Barbareschi, direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma, sentito dall’AdnKronos in occasione della ‘Giornata internazionale del Teatro’
Barbareschi rivolge un appello diretto al capo del governo Mario Draghi: “Smettiamo di fare nomine artistiche che invece sono nomine politiche; e facciamo dello spettacolo e del teatro un dipartimento industriale e competitivo del nostro Paese, con una sua strategia industriale. Perché l’Eliseo ha preso i ristori più alti fra i teatri italiani? Perché ha un rapporto fra qualità, prezzo dei biglietti e numero di entrate più alto degli altri, che poi si lamentano e denunciano… E, guarda caso, io non sono frutto di una nomina politica, anzi: per dirigerlo, ho dovuto comprarmelo!”.
“Il prodotto deve essere al centro delle operazioni artistiche – premette Barbareschi – ma oggi ribadisco che il teatro è morto e che non esiste una compagnia nazionale degna di questo nome, i teatri nazionali sono una truffa: vogliamo riconoscerlo? Non c’è da noi un equivalente della Comedie Francaise… Mi verrebbe da dire che per fortuna è arrivato il Covid, che ci ha dato una mazzata e ora ‘darwinianamente’ vediamo cosa vale la pena di far sopravvivere nei prossimi anni”.
di Enzo Bonaiuto