Tra le note di colore della politica e dei giornali c’è lo scatenarsi di un attacco contro Goffredo Bettini

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Di cui Renzi è alla testa. Bettini si è battuto coerentemente per mantenere l’attuale maggioranza di governo e il premier Conte, dialogando sino all’ultimo con tutti, compreso Renzi, con il massimo di rispetto e disponibilità. L’attacco pertanto non è sul piano personale ma politico, perché Goffredo lavora a una prospettiva chiara, per mantenere e rilanciare nel nostro paese una forza politica di sinistra e popolare, che aspira ad una società diversa. Coloro che – non solo Renzi – sono nemici dichiarati di questa prospettiva hanno colto l’occasione della caduta del governo Conte per scatenarsi. Una ragione in più, per quanto mi riguarda, per proseguire nella stessa direzione indicata da Bettini. Anzi sono convinto che proprio da questa sconfitta attuale dei partiti, che non sono riusciti a risolvere la crisi di governo costringendo il capo dello stato a tentare una soluzione non identificabile con alcuna formula politica, può aprirsi il tempo e la necessità di una ristrutturazione delle forze in campo. Anche fuori dagli obblighi immediati di gestione e di governo. Per ritrovare quel ruolo che è indispensabile alla vita democratica, così come chiarisce l’art. 49 della Costituzione. Partiti che non sono macchine di potere al seguito di questo o quel notabile, questo o quel leader assoluto. Ma forze sociali e culturali, che hanno un profilo netto, ideale e culturale, che sono in connessione col popolo e selezionano una classe dirigente adeguata con metodo democratico. Sono convinto pertanto che questo dibattito che sta a cuore a Goffredo e a migliaia di donne e uomini della sinistra italiana dovrà continuare in forma unitaria, tanto più ora ora, perché non è più rinviabile.