Tra Usa e Turchia torna la tensione

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La scoperta dei corpi di 13 turchi giustiziati in una grotta nel nord dell’Iraq ha fatto salire la temperatura nella regione, mettendo alla prova i rapporti di Ankara con la nuova amministrazione Usa di Joe Biden. La Turchia ha puntato il dito contro i “terroristi del Pkk”, che controllano la zona dove è avvenuto l’attacco, e ha accusato Washington di sostenerli.

Il dipartimento di Stato Usa ha condannato l’uccisione dei 13 turchi ma non ha sposato in toto la linea turca, aspettando di avere conferme sul coinvolgimento del Pkk. Una presa di posizione che ha molto irritato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, tanto che l’ambasciatore Usa in Turchia, David Satterfield, è stato convocato.

“L’Occidente insiste nell’applicare un doppio standard al terrorismo, un approccio selettivo che divide i terroristi in buoni e cattivi”, ha twittato da parte sua il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu.

Nel giro di qualche ora è arrivata la telefonata ‘riparatoria’ del capo della diplomazia Usa, Antony Blinken, che ha riconosciuto “la responsabilità” dei “terroristi del Pkk” e ha espresso “condoglianze per la morte degli ostaggi turchi”. Si è trattato della prima conversazione post-Trump tra i due Paesi, mentre non c’è ancora stata una telefonata tra Erdogan e Biden da quando quest’ultimo si è insediato alla Casa Bianca.
Scatta la maxi retata

Intanto, il ministero dell’Interno di Ankara ha riferito di una maxi retata in 40 diverse province del Paese che è culminata nell’arresto di 718 persone, tra cui alcuni dirigenti del partito filo-curdo Hdp, accusati di avere legami con il Pkk. La Turchia è in guerra con l’organizzazione separatista, che dal 1984 rivendica l’indipendenza dell’area a maggioranza curda; un conflitto che ha causato circa 50 mila morti. Il Pkk è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche di Usa e Ue.

La questione è da tempo fonte di tensione tra Ankara e Washington, il cui sostegno alle Unità di protezione del popolo (Ypg) in Siria, milizie curde anti-Damasco, è fortemente malvisto dalla Turchia, che insiste perché venga interrotto. “Se dobbiamo stare nella Nato insieme, dovreste essere sinceri, non dovreste stare dalla parte dei terroristi”, ha affermato Erdogan, rivolgendosi all’amministrazione Usa. “Dopo quanto avvenuto, ci sono due opzioni: agire con la Turchia senza se e senza ma, senza questionare, o essere partner di ogni omicidio e bagno di sangue”.