Troppi ippopotami nello zoo di Escobar

0
72

Nascosto tra le catene montuose, il palazzo di Pablo Escobar ospitava canguri, giraffe, elefanti e altri animali esotici – uno zoo privato di esemplari importati illegalmente negli anni Ottanta che per l’ex re dei Narcos rappresentava uno status symbol, motivo di ostentazione di ricchezza e potere nel periodo in cui dettava legge sul commercio di cocaina in Colombia. Tra questi fece trasferire da un giardino zoologico americano tre ippopotami femmina e un maschio che, a quanto pare, si ambientarono molto rapidamente nella sua tenuta di oltre 2 mila ettari, la Hacienda Na’poles a Doradal nel dipartimento di Antioquia. Quando nel 1993 Escobar venne ucciso, in quello che fu un colpo mortale per il suo Cartello di Medellin, molti di questi animali vennero trasferiti o morirono, ma gli ippopotami vennero abbandonati nel parco della hacienda anche a causa degli elevati costi di mantenimento e dei problemi logistici legati al loro trasporto. Negli anni successivi i tentativi del governo di controllare la loro riproduzione non hanno avuto successo e ora pare che la loro popolazione sia fuori controllo con gli ippopotami che, negli ultimi otto anni, siano aumentati da 35 a un numero imprecisato tra i 65 e 80. Quelli che un tempo erano il fiore all’occhiello dello zoo del boss ora prosperano nelle zone umide dentro e intorno il palazzo da tempo trasformato in parco tematico e attrazione turistica e si allargano nella campagna tropicale circostante minacciando l’ecosistema. Questo è almeno il parere di un gruppo di scienziati secondo cui gli ippopotami fuori controllo rappresentano un grave rischio per la biodiversità della zona e costituiscono anche un pericolo per la popolazione del luogo perché la loro proliferazione potrebbe portare a incontri accidentali con gli esseri umani. Il loro numero, avvertono, potrebbe raggiungere i 1.500 entro il 2035 se non si corre ai ripari e propongono il loro abbattimento prima che spazzino via la flora e la fauna locale. “Credo che sia una grande sfida perché si tratta di una delle specie più invasive nel mondo”, spiega Nataly Castelblanco-Marti’nez, ecologa dell’università di Quintana Roo in Messico e autrice principale dello studio. Ma l’idea di abbattere gli ippopotami ha già suscitato non poche critiche da parte della popolazione locale, che li considera ormai di casa, residenti permanenti a tutti gli effetti. Critiche di stampo animalista ma non solo. Una decina di anni fa fece scalpore l’immagine di un cacciatore accanto alla carcassa di uno di questi grandi pachidermi suscitando l’indignazione della popolazione locale e spingendo le autorità a vietarne la caccia. Per controllarne la crescente popolazione fu scelta a quel punto la strada della sterilizzazione, ma si tratta di un procedimento complesso e molto costoso vista la stazza degli animali. Oltretutto ormai gli ippopotami sono anche diventati una risorsa economica. Nel frattempo infatti, la Hacienda Na’poles, è stata trasformata in un parco tematico che attrae migliaia di visitatori ogni anni e questi animali circolano liberamente contribuendo così al sostegno economico della regione generato in primo luogo dal turismo