Ue-Cina, c’è l’accordo sugli investimenti. Dombrovskis: risultato ambizioso dopo 7 anni di negoziati

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La Ue la Cina hanno “concluso in linea di principio” i negoziati su un ampio accordo sugli investimenti. Lo hanno annunciato su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel, dopo la videoconferenza con il presidente cinese Xi Jinping. Questo “accordo politico” sui negoziati, prima di una firma ufficiale che avverrà successivamente, aprirà la strada a “un riequilibrio del commercio e delle opportunità di affari”, ha indicato Michel. Per il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, l’accordo rappresenta “il risultato più ambizioso sull’accesso al mercato (cinese), sulla parità di condizioni e lo sviluppo sostenibile che la Cina abbia mai concordato con un Paese terzo, un risultato che non va sottostimato e che giunge dopo 7 anni di discussioni”. Per Dombrovskis il valore dell’intesa “va oltre gli euro e i centesimi, perché fissa anche la nostra agenda commerciale basata sui valori con uno dei nostri maggiori partner commerciali, ci aiuterà a promuovere alcuni degli obiettivi fondamentali come l’azione per il clima e lo sviluppo sostenibile. La Cina ha per la prima volta concordato solide disposizioni al riguardo, tra cui l’attuazione dell’accordo di Parigi, la ratifica delle convenzioni fondamentali dell’Ilo sul lavoro forzato, oltre a un solido meccanismo di applicazione per assicurarsi che la Cina onori i suoi impegni’. Xi: con accordo Ue Pechino darà più accesso al mercato Il presidente cinese Xi Jinpingha promesso che la Cina e l’Ue, due delle maggiori potenze,civiltà e mercati del mondo, “si uniranno per dare il via a un nuovo inizio nel 2021”. Xi, hanno riferito i media di Pechino in merito al completamento dei negoziati sull’accordo di investimento bilaterale, ha sottolineato che l’intesa “dimostrala determinazione e la fiducia della Cina ad aprirsi a un livello elevato e fornirà un più ampio accesso al mercato, un migliore contesto imprenditoriale, maggiori garanzie istituzionali e migliori prospettive di cooperazione bilaterale”. Le novità dell’intesa sugli investimenti Saranno proibiti trasferimenti forzati di tecnologia a società cinesi, interferenze statali sulle licenze per le tecnologie. Rafforzata la protezione delle informazioni commerciali sensibili della proprietà intellettuale e dei segreti commerciali nei processi amministrativi. Migliorata la trasparenza sui sussidi alle imprese grazie all’estensione delle discipline sulla trasparenza del Wto per i beni industriali ai servizi. Questi alcuni dei punti qualificati dell’accordo Ue-Cina che, indica la Commissione europea, “vincola la loro liberalizzazione negli ultimi 20 anni e, in questo modo, rende le condizioni di accesso al mercato per le imprese Ue chiare e indipendenti dalle politiche interne della Cina”. Inoltre, sono previste ulteriori e nuove aperture al mercato e impegni come l’eliminazione di restrizioni quantitative, limiti di capitale o requisiti di joint venture in una serie di settori. Nel settore manifatturiero la Cina ha assunto impegni globali con esclusioni molto limitate (in particolare, nei settori con una significativa sovraccapacità). In termini di livello di ambizione, ciò corrisponderebbe all’apertura della Ue per la quale circa la metà degli investimenti esteri diretti è in questo settore (come apparecchiature di trasporto e telecomunicazioni, prodotti chimici, apparecchiature sanitarie). Per l’auto, la Cina ha accettato di rimuovere ed eliminare gradualmente i requisiti sulle joint venture e si impegnerà per garantire l’accesso al mercato per i nuovi veicoli ‘puliti’. Nei servizi finanziari la Cina ha già avviato il processo di progressiva liberalizzazione e si impegnerà a mantenere tale apertura agli investitori Ue. Sono stati rimossi i requisiti per le joint venture e i limiti alle azioni estere per attività bancarie, negoziazione di titoli e assicurazioni (inclusa la riassicurazione), nonché per la gestione patrimoniale. Nel settore salute offrirà una nuova apertura del mercato eliminando i requisiti di joint venture per gli ospedali privati nelle principali città cinesi, tra cui Pechino, Shanghai, Tianjian, Guangzhou e Shenzhen. Nella ricerca e sviluppo (risorse biologiche) non si era mai impegnata in precedenza a essere aperta agli investimenti esteri in ricerca e sviluppo delle risorse biologiche: ha accettato di non introdurre nuove restrizioni e di concedere alla Ue qualsiasi revoca delle attuali restrizioni in questo settore che potrebbe verificarsi in futuro. Nei servizi cloud sarà revocato il divieto di investimento che ora saranno aperti agli investitori della Ue soggetti a un limite di partecipazione del 50%. Per i servizi informatici, la Cina ha accettato di vincolare l’accesso al mercato per i servizi informatici, un miglioramento significativo rispetto alla situazione attuale. E includerà una clausola di “neutralità tecnologica”, che garantirebbe che i limiti di capitale imposti per i servizi di telecomunicazioni a valore aggiunto non verranno applicati ad altri servizi come finanziari, logistici, medici se offerti online. Per il trasporto marittimo internazionale, la Cina consentirà investimenti nelle attività ausiliarie terrestri, consentendo alle società Ue di investire senza restrizioni nella movimentazione delle merci, depositi e stazioni di container, agenzie marittime. Ciò consentirà alle società Ue di organizzare una gamma completa del trasporto multimodale porta a porta, compreso il tratto nazionale del trasporto marittimo internazionale. Poi Pechino eliminerà i requisiti di joint venture in servizi immobiliari, servizi di noleggio e leasing, riparazione e manutenzione per trasporti, pubblicità, ricerche di mercato, consulenza gestionale e servizi di traduzione. Oltreché nei servizi ambientali come fognature, abbattimento acustico, smaltimento dei rifiuti solidi, pulizia dei gas di scarico, protezione della natura e del paesaggio, servizi igienico-sanitari. Per quanto concerne le regole sui sussidi viene definito un meccanismo di consultazione tra le due parti per trovare valutazioni comuni il che non pregiudica la possibilità di misure autonome per reagire a distorsioni nel mercato unico provocate da sovvenzioni pubbliche a imprese non Ue. Le società statali dovranno impegnarsi ‘ad agire secondo considerazioni commerciali’ è scritto nell’accordo e sono tenute a obblighi di trasparenza. Quanto stabilito nell’intesa non implica lo stop delle discussioni sulla protezione degli investimenti e sulla regolazione delle dispute: Ue e Cina si sono impegnate a completarle entro due anni dalla firma dell’intesa di oggi. I flussi cumulativi di investimenti diretti esteri dalla Ue in Cina negli ultimi 20 anni hanno raggiunto oltre 140 miliardi di euro. Per quelli cinesi nella Ue la cifra è di quasi 120 miliardi di euro. Italia-Cina: l’interscambio commerciale ammonta a 33 miliardi Ammonta a 8,7 miliardi l’export italiano verso la Cina tra il gennaio e il settembre di quest’anno, in calo del 7,6% rispetto ai primi 10 mesi del 2019 quando fu pari a 9,42 miliardi. Il flusso ha risentito come prevedibile della pandemia. Il discorso cambia per quanto riguarda l’import dalla Cina, che è invece aumentato dello 0,4% a 24,3 miliardi. Nei primi 10 mesi del 2019, era stato di 24,2 miliardi. Sono gli ultimi dati ufficiali di Info Mercati esteri basati su elaborazioni dell’Ambasciata d’Italia su dati Agenzia Ice di fonte Istat, i quali evidenziano quindi un interscambio sostenuto tra il Belpaese e il colosso asiatico, pari complessivamente a 33 miliardi. Il Made in Italy verso la Cina è andato progressivamente riducendosi visto che nel 2017 ammontava a 13,5 miliardi per poi scendere a 13,1 miliardi nel 2018 e a 12,9 miliardi nel 2019. Viceversa l’import dalla Cina è andato aumentando nel tempo: nel 2017 era pari a 28,4 miliardi ma nel 2018 era salito a 30,8 miliardi e nel 2019 a 31,6 miliardi. Soltanto nel mese di giugno, l’Istat aveva registrato una diminuzione tendenziale dell’export del 3%, mentre le importazioni avevano segnato balzo in avanti del 24%. Gli ultimi dati mostrano come il nostro Paese si confermi il quarto tra i Paesi Europei sia come fornitore sia come cliente. La Cina invece è il primo Paese al mondo per valore delle esportazioni e il secondo per quelle delle importazioni. Ancora presto per capire l’impatto economico della pandemia sull’interscambio commerciale: secondo gli esperti, ci saranno effetti negativi soprattutto sulle global supply chain: se un singolo ingranaggio della catena si blocca, il rischio è un rallentamento su tutta la filiera. – MADE IN ITALY Secondo le ultime stime Ice-Prometeia, nel 2020 l’export italiano subirà un forte calo, pari al -12% rispetto al 2019, per poi ripartire nel biennio successivo, con tassi di crescita del +7,4% nel 2021 e del +5,2% nel 2022. Saranno necessari due anni affinché l’Italia torni sui livelli di export del 2019. Nei primi 5 mesi del 2020, l’export italiano verso la Cina ha avuto un calo consistente, e cioè pari al 21,9%. – COSA ESPORTIAMO Secondo gli ultimi dati Sace Simest, il ventaglio di prodotti italiani destinati in Cina è piuttosto ampio e abbraccia una vasta gamma di settori. Tra i prodotti della meccanica strumentale, quelli maggiormente richiesti da Pechino sono: apparecchi meccanici e loro parti (che da soli sono ammontati a 3,8 miliardi nel 2019); oggetti di rubinetteria; macchine e apparecchi per l’imbottigliamento e l’etichettatura; macchine e apparecchi per incapsulare bottiglie, boccali e tubi; macchine per l’imballaggio. Nel settore dei mezzi di trasporto, è il comparto automotive a riscuotere maggior successo. Vanno alla grande anche i prodotti farmaceutici, nonché le merci di abbigliamento in particolare quelle di lusso. Per quanto riguarda l’agroalimentare, i prodotti italiani hanno una grande fama a livello mondiale ma sono poco gettonati in Cina sia per la differenza delle tradizioni culinarie tra i due paesi sia anche per gli stringenti controlli sanitari alle frontiere. Cionondimeno, gli ultimi dati ci mostrano come siano molto richiesti i dolci, e in particolare i cioccolatini ripieni, e in misura minore ma comunque consistente, gli spumanti, il caffè e l’olio di oliva. E’ sempre la Lombardia la Regione che esporta di più in Cina: secondo i dati Istat riferiti al 2019, il suo export verso il paese del Dragone ammontava a 3 miliardi seguita poi dalle Regioni Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Toscana. – COSA IMPORTIAMO In Italia importiamo molti beni dalla Cina: al primo posto figurano i computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi che solo nel 2019 hanno avuto un valore pari a 5,4 miliardi. Altri 3,6 miliardi e’ il valore di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche cinesi importate nel 2019 e a seguire tessile e abbigliamento per circa 3 miliardi. Anche in questo caso prima e’ la Lombardia, con 9,8 miliardi di beni importati, seguita da Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Campania.