Valle d’Aosta, il sistema del welfare non funziona

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Adozione - infanzia - bambini - genitori - famiglia Foto Romano Magrone. Archivio Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento

Gli abitanti della Valle d’Aosta – in particolare nel capoluogo – “godono complessivamente di un buon tenore di vita” e la città di Aosta si posiziona “ai primi posti della qualità della vita rispetto alle altre regioni italiane. C’è da sottolineare, però, come la quota di spesa pubblica sia tra le più elevate a livello nazionale. Gli indicatori di efficienza ed efficacia (presa in carico dei servizi sociali e sanitari, tempi di attesa nella sanità, trasporto pubblico) sono invece molto più bassi rispetto ad altre regioni del nord-Italia”. È quanto emerge dallo studio redatto dall’Ires Lucia Morosini di Torino e coordinato dallo Spi Cgil Valle d’Aosta.

“Lo scostamento tra le risorse a disposizione e i modesti risultati può nascere dal combinato disposto tra corruzione e assenza di una buona amministrazione – spiega Francesco Montemurro, direttore dell’Ires -. Due fatti che impattano sulla qualità dei servizi, tanto che il numero di utenti presi in carico dalla sanità pubblica è percentualmente basso”. Prosegue l’analisi di Montemurro: “La Valle d’Aosta non è un territorio arretrato. I valdostani hanno il sesto reddito medio più alto tra le regioni italiane. Il reddito da pensione degli anziani valdostani pari a 19.900 euro nel 2017 era più basso del valore medio rilevato nel Nord-Ovest (20.260). Inoltre il potere d’acquisto dei valdostani è fortemente penalizzato dall’elevato livello dei prezzi e dall’imposizione fiscale degli enti locali”.

“La politica regionale è incapace di gestire la cosa pubblica e i risultati in termini di politiche sociali, di welfare e di politiche sanitarie sono deludenti”. Così Domenico Falcomatà, segretario generale dei pensionati valdostani, che ha sottolineato come in Valle d’Aosta “ci sia bisogno di attivare politiche sociali importanti. La Regione spende molto, spesso il doppio di altre regioni. A fronte di una spesa importante non corrisponde però un servizio. Quindi è necessario che la Regione prenda consapevolezza che c’è un degrado progressivo nel sistema sanitario e socio assistenziale in Valle d’Aosta. Sul mondo degli anziani c’è bisogno di creare le condizioni che consentano di strutturare tutta una regione a misura di anziano”.

Bocciatura sonora per la regione anche sul fronte dei Lea (Livelli essenziali di assistenza): “Nonostante la spesa sanitaria pubblica sia più alta di quella media nazionale con oltre 2.015 euro pro capite rispetto a 1.866, e la spesa privata sia la più alta in Italia (879 contro una media di 553) – si legge nello studio -, secondo la valutazione espressa dal comitato Lea nel 2017, il sistema sanitario regionale valdostano è uno dei cinque su ventuno che risultano ‘inadempienti’ per il livello e la copertura delle prestazioni erogate. Le principali carenze rilevate riguardano la copertura vaccinale, l’assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari (sostanzialmente assente), la presenza di posti letto deputati all’assistenza territoriale di anziani e disabili, la gestione dei parti pre-termine e l’intervallo di attesa tra la chiamata e l’arrivo dei mezzi di soccorso”.

Non va meglio sul fronte delle liste d’attesa: “Troppo lunghe per le visite specialistiche”. Facendo un paragone tra la Valle d’Aosta e la provincia di Bolzano emerge come sulla cardiologia nell’Alto Adige bisogna attendere 49 giorni, mentre ad Aosta 89. Per le visite chirurgiche un giorno a Bolzano, sette invece ad Aosta. Per l’ortopedia in Valle si arriva ad aspettare 73 giorni, mentre nella provincia di Bolzano solo cinque giorni.

In conclusione l’indagine stila anche una serie di proposte: “Maggiore integrazione delle politiche regionali; miglioramento dell’assistenza distrettuale e dell’assistenza ospedaliera; sviluppo dell’Adi (assistenza domiciliare integrata); maggior ricorso all’innovazione sociale; utilizzo degli avanzi di amministrazione disponibili nei comuni; miglioramento delle politiche urbanistiche e realizzazione di interventi integrati; maggiore partecipazione degli anziani alle politiche sociali; realizzazione di una legge sull’invecchiamento attivo dotata di finanziamenti; applicazione delle digitalizzazioni ai settori di alta utilità sociale, sanità, scuola, trasporti”.