Vince lui, perde la buona politica

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Renzi manda a casa un’esperienza di governo promettente. Vince lui, perde il Paese. Perdiamo noi che crediamo nel rapporto tra sinistra e Movimento 5 stelle. Voleva mandare a casa Conte e ci è riuscito. Voleva mettere le mani sul Recovery e vedremo come andrà a finire.
Mattarella ha fatto il suo dovere indicando Mario Draghi, ribadendo l’incompatibilità di elezioni a giugno.
Renzi, da buon giocatore d’azzardo, ha puntato tutto sulla impossibilità del voto anticipato e ha avuto ragione, almeno fin qui.
Rimane l’amaro in bocca per una politica che appare fragile, con poca capacità di visione.
Draghi è un gigante della scena europea e mondiale, sarà importante ascoltare le sue intenzioni per un governo che se avrà consenso sarà di legislatura.
Eppure con il ricorso all’ennesimo salvatore della patria, le difficoltà dei partiti appaiono evidenti.
Peraltro ancora una volta un uomo dell’economia e della finanza.
Se questo esecutivo avrà la fiducia, come immagino, avremo tempo per riflettere su quanto accaduto e su quello che Draghi vorrà realizzare. Perché non esistono governi tecnici ma solo governi politici.
E dunque l’unico modo per interagire seriamente con questa ipotesi sarà contribuire al profilo programmatico.
Lucia Annunziata ha detto che la politica ha chiuso, può benissimo andare a sciare per i prossimi due anni. Dico, invece, usiamo questo tempo per rimettere in campo una idea di sinistra degna di questo nome. In Parlamento e fuori.
Perché senza una dimensione valoriale, senza un’idea di società in testa, la responsabilità diventa un cappio che inchioda il nostro paese alle compatibilità e la sinistra all’irrilevanza.
Per tornare ad organizzare un Paese più giusto serve il coraggio di cambiare tutto per davvero. Ora senza ulteriori rimandi.
Perché se partirà il governo Draghi cambierà il sistema politico stesso. Dobbiamo saperlo e prepararci per una nuova stagione della Repubblica.