La crisi non si arresta: in ottobre la produzione industriale è rimasta invariata, mentre su base annua il calo è del 3,6 per cento. Siamo al 21esimo mese consecutivo di riduzione, come rilevato dall’Istat. A trainare al ribasso è anzitutto la produzione di autoveicoli, che ha registrato una flessione tendenziale del 40,4 per cento. “La flessione – aggiunge l’Istituto nazionale di statistica – è diffusa a tutti i principali settori di attività ed è più marcata per i beni intermedi e strumentali”.
“Una fotografia distante anni luce dalle roboanti dichiarazioni della presidente Meloni che continua a raccontare un Paese immaginario, mentre quello reale affonda”, commenta il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo: “A parte i settori alimentari, energia, riparazione e installazione di apparecchiature, il resto dell’industria italiana mostra i segni inequivocabili della recessione”.
Un dato che non stupisce la Cgil: “Al di là della narrazione sempre meno credibile del governo, la drammatica situazione dell’industria la misuriamo quotidianamente ai tanti tavoli istituzionali di crisi al ministero delle Imprese e a quelli che affrontiamo sui territori”.
Così conclude Gesmundo: “Tavoli che ormai hanno un tratto comune fatto di chiusure e delocalizzazioni di fabbriche, di riconversioni industriali che impoveriscono qualità di produzione e occupazione, di licenziamenti e cassa integrazione. Quest’ultima, in settembre, ha registrato quasi 45 milioni di ore, con un incremento del 18,8 per cento sullo stesso mese del 2023”.
Industria
Dopo diversi cicli di cassa integrazione ordinaria, alla Sodecia (ex F&B) di Raiano (L’Aquila), produttrice di componenti in ferro e alluminio per l’automotive e monocommittente Stellantis, è scattato il contratto di solidarietà. La misura coinvolge l’intero personale (50 dipendenti) e sarà attiva fino al 4 novembre 2025. A motivare la decisione, la contrazione della domanda dovuta al calo di produzione della Pro One Stellantis (ex Sevel) di Atessa (Chieti). Cgil: “Il rallentamento delle attività dell’ex Fiat ha un effetto domino sui suoi fornitori, quindi ricadute dirette sui territori e sulle realtà locali”.


