Confesso che la mia prima reazione alle scuse di Di Maio all’ex sindaco di Lodi, Uggetti, erano state negative
Mi era sembrato che fosse sbagliato assumersi responsabilità che spettavano principalmente a un sistema giudiziario indegno di un paese civile (cinque anni per appurare la verità? nessuna punizione per gli inquirenti che avevano costruito un castello di accuse insussistenti, ampiamente ridimensionate già in primo grado?) e a un apparato mediatico da tempo solo scandalistico e vergognosamente inadeguato.
Penso invece che Di Maio abbia fatto bene. Non solo da un punto di vista umano e morale, come inizialmente temevo (non ci vuole nulla ad atteggiarsi umani e morali), ma anche politicamente. L’Italia ha disperato bisogno di politici (ripeto: politici, non celebrity, intrattenitori o integralisti) che sappiano resistere da un lato allo strapotere di una magistratura che ormai si crede l’unico garante dello Stato (le sue correnti liberiste e forcaiole) o addirittura dei valori universali (le sue correnti liberal e perdoniste) e dall’altro allo strapotere dei monopoli editoriali controllati da pochissimi gruppi finanziari.
A patto però che il gesto non resti simbolico e soprattutto che non si esaurisca nella sua indubbia eleganza. Per essere politicamente credibili ed efficaci le scuse di Di Maio devono tradursi in un’immediata azione a impedire che casi come quello di Uggetti si ripetano.
Dunque devono tradursi in adeguate proposte di legge per una radicale riforma della magistratura e ancor prima per una durissima regolamentazione della stampa: l’allegra impunità di giudici e giornalisti deve finire e la preminenza dello Stato sui privati e dei diritti collettivi su quelli individuali deve essere riaffermata.
Ovviamente l’iperliberista Salvini non lo accetterà mai e neppure buona parte del Pd, per non dire di Draghi, Bocconi boy che davvero non ha idea che esistono alternative all’indiscusso dominio del Mercato.
Ma la campagna elettorale per le prossime elezioni è cominciata e visto che la battaglia per i miliardi della ricostruzione è stata persa (il superministero per la transizione ecologica non è super per niente, un topolino partorito da una montagna di menzogne e ingenuità e il ministro Cingolani, “vicino al M5S”, dicevano, è invece molto più vicino a Draghi e alla destra piddina, basti notare che gli piacciono i romanzi del renziano Gianrico Carofiglio), quel che resta della sinistra deve al più presto mostrare di avere un’identità e un’ideologia, e il coraggio e la lucidità indispensabili per perseguirle in condizioni difficilissime.
Di Maio sembra avere delle qualità: ora sta a vedere se le vorrà usare per il paese (nella consapevolezza che nel breve termine perderebbe di sicuro il potere) o per sé stesso.
Francesco Erspamer


