L’ennesimo schiaffo è arrivato in modo inaspettato e proprio da chi avrebbe dovuto tutelarli.
Sono passati quasi tre anni dal crollo del ponte Morandi e le famiglie delle vittime aspettano ancora che venga fatta giustizia. Ma, se passassero gli emendamenti proposti dalla ministra Cartabia alla legge Bonafede, arrivare alla conclusione del processo per il disastro del viadotto Polcevera potrebbe diventare difficile, se non impossibile.
A denunciarlo in una lettera aperta è Egle Possetti, presidentessa del comitato in ricordo delle vittime del ponte Morandi: “Queste modifiche rischiano di portare all’estinzione perenne anche di processi complessi e di grande rilevanza come il nostro, questi però non sono processi a ladri di galline, sono processi che possono elevare la nostra democrazia o affossarla”
Negli emendamenti in discussione per alcuni reati potranno essere concesse estensioni dei tempi del processo d’Appello e Cassazione, ma risulterebbero esclusi i reati più significativi del processo disastro colposo e omicidio colposo plurimo, come per il Morandi.
“Nel nostro caso – spiega Possetti – il giudice non potrebbe quindi prolungarne i tempi, neanche considerando i numerosissimi imputati e vittime presenti e la conseguente complessità processuale, questo è paradossale e per noi gravissimo, riflettiamo anche sul principio costituzionale alla base della nostra democrazia che deve inequivocabilmente mantenere separati i tre elementi primari della nostra repubblica: legislativo, di governo e giudiziario”.
Un’ulteriore beffa per chi ha già dovuto subire il dolore della perdita dei propri cari.
“I problemi legati all’amministrazione della giustizia sono problemi complessi che avrebbero bisogno di soluzione complesse e ponderate”, spiega Roberto Centi consigliere regionale della Lista Sansa. Cercare di risolverli tagliando con l’accetta o come fosse un nodo di Gordio non è un modo corretto per farlo e vi sono categorie di persone che ne subiscono le conseguenze come coloro che attendono ancora giustizia per il ponte Morandi”.


