LANZO TORINESE – Prevalentemente tra la seconda metà dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, Lanzo vide diffondersi sul suo territorio un’edilizia di tipo nuovo ad uso stagionale e temporaneo, legata all’accresciuto benessere della nuova borghesia di Torino che qui – zona salubre e ricca di quiete non molto lontana dalla città – ed in tutte le tre Valli (se pur in misura minore) stabilirono seconde residenze: le ville.
L’incremento fu favorito dall’apertura della linea ferroviaria che, aggiungendosi alle carrozze che percorrevano le strade rese ora più confortevoli, permetteva ai torinesi spostamenti più facili e comodi per Lanzo e le sue Valli.
La frazione Grange di Lanzo – zona adiacente alla ferrovia – ebbe gli investimenti più importanti (Peradotto, Revial, Palberti,..) con tipi di costruzioni molto simili alle palazzine di città. Ma gli interventi di edilizia residenziale avvenivano anche vicino alla stessa stazione: Remmert, Audifreddi, Unger, Vizzotto,…
Si tratta di circa 80 ville di cui è documentata l’esistenza, delle quali solo una trentina (32) sopravvive oggi: una ventina parzialmente o totalmente ristrutturate (Maddaleno…) ed altre in degrado. Tra le principali, tipiche strutture che si possono ancora oggi ammirare si menzionano: villa Albert (via Pinin Pacot), villa Sottocornolo (via Torino), villa Margherita (via Challant), villa Revial (via Challant), villa Vinea (via S. Anna), villa Palberti (via Bocciarelli), villa Robotti (via Loreto), villa Federica, ex Arduini (via Loreto).
Tra le costruzioni più belle da segnalare – ma ovviamente la cosa è molto soggettiva – spiccano la neo barocca villa Margherita (1887), il misto architettonico (tra elementi tipici degli edifici montani, l’art-nouveau e la funzionalità cittadina) di villa Vinea (1910), e villa Federica (1914).
Le più antiche ancora oggi esistenti sono villa Margherita già “La Mirandolina” (edificio del 1887, disegni della villa del 1865) e la Palazzina “Usseglio” (1896), poi di proprietà del Cottolengo, in via S. Giovanni Bosco.
Vari sono gli stili e la tipologia architettonica, frutto del gusto di proprietari e architetti, molti dei quali hanno saputo inserire con tatto i loro desiderata nel territorio, senza turbare l’equilibrio di questa bella zona delle prealpi. Da notare che, invece, man mano che ci si addentrava nelle valli verso la montagna prendeva spazio un’architettura in stile tipicamente alpino.
Ville e palazzine qualche volta ardite per i tempi di costruzione, di tipo classico, con decori art-nuveau (villa Federica), con tetti particolari o decorate “alla svizzera” (Albert,…), qualche volta arricchite da torrette, colonne o logge (Vinea, Esmeralda,…).
Per quanto riguarda i materiali di costruzione, generalmente si cercava di utilizzare quelli più adatti alle condizioni locali: pietra, lose, legno… applicando, dagli inizi del Novecento, tecnologie moderne: calcestruzzo e cemento armato.
Molte di queste ville all’esterno erano arricchite da mattoni a vista e tetti in tegole, caratteristici dell’arredo cittadino, ma anche da lesene, abbaini, bovindi, cornicioni, sporgenze – qualche volta un finto bugnato – e da vari tipi di decorazioni tipiche del passato o delle grandi epoche storiche precedenti.
Pure le finestre denunciavano un’attenta cura, là dove venivano ornate da cornici, colonnine (qualche volta bifore ed anche trifore) o archetti.
Un discorso a parte merita l’arredo interno. La borghesia torinese a queste residenze richiedeva agi, comodità, accuratezza e l’intervento di abili artigiani.
Nascono così ampi locali in spazi a pianoterra (zona giorno, con soggiorno, cucina, salotto) e piani superiori (zona notte, con camere da letto, studi, servizi…) anche su più livelli, di cui l’ultimo riservato alla servitù, con porte e maniglie “alla moda” del tempo ed ampie e ricercate scale. A volte il personale di servizio viveva in vere e proprie “dependance” (ville Remmert, Bogino, Margherita,…) poste nell’ampio parco o giardino.
Anche al riscaldamento veniva applicato il criterio del comfort, con bocchette di aria calda prima e termosifoni poi. Infine, gli elementi più appariscenti, di primo impatto, curati oltre ogni dire: le rifiniture, l’illuminazione e le aree esterne.
Le rifiniture erano curatissime, con elementi in ferro battuto, smalti policromi, legno alle pareti, mattonelle in maiolica, che cercavano di armonizzare le esigenze moderne con il richiamo alla natura. Molto curata anche l’illuminazione, che richiedeva ampie finestre e/o vetrate e funzionali impianti elettrici.
Poiché prevalentemente erano poste in lotti di terreno arretrati rispetto alle strade principali, là dove possibile un vasto parco o grande giardino – magari su un piccolo pendio – circondava le costruzioni, mentre tutte le ville – anche quelle poste in spazi poco ampi – possedevano almeno fazzoletti di verde intorno. Il tutto arricchito da flora locale, aiuole e sempreverdi, anche i primi “gazebo”, qualche fontana e varie e molte sculture, per un privato riservato, godibile con eleganza e comodità.
Una cura attenta veniva riservata alla recinzione ed alla strada di accesso. La prima aveva l’ingresso principale con cancellate in ferro battuto e pilastri ornamentali ed i muri perimetrali ne rispecchiavano la simmetria, qualche volta con composizioni in ferro, ma prevalentemente in pietra e pilastrini.
Le strade rispettavano l’andamento del terreno e seguivano percorsi ricercatamente il più possibile “morbidi”.
Alberi di medio ed alto fusto ornavano e rinfrescavano oltre che proteggere la privacy.
Nella foto del 1923 è ritratta villa Arduini, oggi Federica, in stile Liberty, progettata dall’architetto Casalegno, inaugurata nel 1914.
Documentazione su quanto qui trattato può essere trovata, con altri testi, in: C. Ratti, Guida per il villeggiante; A. Bonci, F. Ciccaldo, O. Bonaiuto Lanzo com’era; Miscellanea di studi storici sulle Valli di Lanzo; S. Carpano Le Valli di Lanzo, e nella tesi di laurea di Monica Gallo: “Architettura eclettica nelle Valli di Lanzo”.
Tutto il suddetto materiale è disponibile per consultazione nella Biblioteca Civica di Lanzo Torinese: (telefono 0123/29331).
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