LICENZIAMENTI ALLA MT LOGISTICA. L’APPALTO NON REGGE ECONOMICAMENTE?

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Quando sentiamo la classica battuta “andrà a finire che ci toccherà pagare per andare a lavorare” molto spesso sorridiamo di fronte a quella che viene considerata una provocazione. In realtà sui piazzali della Bertani stà succedendo più o meno questo da alcuni anni.
A partire dalla esternalizzazione del settore logistica con l’arrivo della Bertani. Con i lavoratori costretti a decurtarsi lo stipendio per centinaia di euro al mese anche grazie anche ad un accordo sindacale “scandaloso” su cui vi è la firma di un ex sindacalista adesso titolare di una delle ditte in appalto.
Un accordo che non ha evitato a Bertani di concedere in appalto una parte dei servizi ad una cooperativa che utilizza il contratto multi servizi pagando poche centinaia di euro i propri lavoratori e creando, di conseguenza, una competizione a ribasso tra i vari soggetti presenti sui piazzali tutti però riconducibili alla stessa persona fisica. Alessandro Martini della CPM. Lo stesso personaggio finito al centro di un’inchiesta nell’aprile 2019, per un giro di fatture false.
La “regia” di tale sistema è abbastanza chiara ( per chi la vuole vedere) e ha prodotto negli ultimi mesi un nuovo attacco alle condizioni di lavoro dei dipendenti che, ancora, resistono con il contratto logistica e trasporti.
Prima si è creato ad arte un clima di “terrore” con diverse interdizioni dai piazzali e conseguenti licenziamenti di numerosi dipendenti e subito dopo la società MT Logistica (Tonsa-Martini) ha inviato, aspettando il momento propizio legato ad un calo temporaneo del lavoro, la disdetta unilaterale dell’appalto annunciando il licenziamento di tutti i dipendenti. Di fronte alla prevedibile risposta dei lavoratori e dei sindacati ( e delle istituzioni) la MT ha fatto “marcia indietro” aprendo subito una procedura di licenziamento collettivo chiedendo alla FILT-CGIL un accordo sindacale per evitare il licenziamento.
Invece di mettere in discussione il sistema marcio che da SEMPRE, ha caratterizzato questi appalto, le proposte della dirigenza sono un ulteriore abbassamento delle condizioni economiche dei dipendenti. Livelli, orario, ferie, flessibilità, mutua..
Tutto ciò per arrivare finalmente all’obiettivo di portare verso il basso le condizioni di lavoro per tutti i dipendenti dei tre soggetti. Pagare una miseria per garantirsi alti profitti. O accetti o sei licenziato.
USB crede sia arrivato il momento di giocarsi questa partita una volta per tutte senza, ancora una volta, girare intorno al problema. Se, allo stato attuale, una battaglia per l’internalizzazione di tutti i servizi viene giudicata impraticabile allora dobbiamo chiarire almeno un concetto base. Le condizioni contrattuali degli appalti non DEVONO essere pagate dai lavoratori. Sui piazzali della Bertani si lavora SOLO con il contratto della logistica e trasporti, con i livelli giusti e con un’organizzazione del lavoro corretta. E su questo USB chiama i lavoratori tutti (CPM, MT e TM), le istituzioni e l’Autorità Portuale ad intervenire immediatamente.
Se Bertani non ha intenzione di fare ciò può anche andare via da Livorno, non sentiremo la sua mancanza. Sono decine i soggetti che potrebbero subentrare nel nostro porto.
A nostro avviso è urgente preparare il terreno per un intervento generale di tutti i lavoratori, coinvolgendo anche quelli della CPM, per affrontare insieme questa partita senza essere costretti, ancora una volta, ad accettare u nuovo ricatto.