L’associazione degli investitori manifatturieri italiani nel Paese balcanico apripista, assieme ad altre 10 aggregazioni economiche, di un documento programmatico per disinnescare il rialzo delle tariffe
Il ministero albanese delle infrastrutture e delle politiche energetiche è pronto a venire incontro alle istanze imprenditoriali in modo da garantire la continuità produttiva e occupazionale essenziale a centrare gli obiettivi governativi di crescita macroeconomica per il 2022
Una prima minaccia, gravante su nuclei familiari e piccole imprese a conduzione domestica, è stata disinnescata grazie alla manovra finanziaria con la quale il governo Rama ha aperto una speciale linea di credito per l’Oshee – ente nazionale di distribuzione elettrica – così da assorbire gli effetti recessivi della crisi energetica sulle bollette delle categorie maggiormente vulnerabili.
Adesso, però, le associazioni imprenditoriali chiedono uno sforzo suppletivo affinché i rialzi tariffari siano prevenuti per tutti gli operatori: inclusi coloro che dal prossimo primo gennaio, in assenza di interventi correttivi, potrebbero doversi approvvigionare sul mercato libero e non più tutelato delle forniture di elettricità, con la prospettiva di prezzi fino al triplo di quelli attuali.
Secondo Confindustria Albania, e altre dieci organizzazioni d’impresa promotrici di un documento congiunto indirizzato al ministero delle infrastrutture (che ricomprende le politiche energetiche), una prospettiva diversa e indolore, in termini di sostenibilità delle tariffe e di una loro invarianza nei prossimi dodici mesi, è possibile e come tale doverosa.
La ricetta degli operatori economici – espressione unitaria del mondo dei produttori e degli esportatori di beni e servizi – invita il dicastero infrastrutturale ed energetico a deliberare, con effetto immediato, le procedure funzionali ad autorizzare soluzioni di autoproduzione e modalità di raggiungimento effettivo dei potenziali massimi di generazione in proprio di energia da fonti rinnovabili. Detto potenziale, connesso alla straordinaria posizione di favore geografico dell’Albania dal punto di vista idrico, eolico e solare, è stato quantificato in un 33 per cento in più rispetto alla quantità di elettricità oggi prodotta a livello domestico.
Ciò vorrebbe dire poter fare a meno di importare, a prezzi fino a tre volte tanto quelli interni, i megawatt occorrenti a coprire la totalità del fabbisogno che serve per alimentare i procedimenti produttivi e il funzionamento delle aziende medie e grandi dalle quali dipende il raggiungimento degli obiettivi di definitiva ripresa macroeconomica nazionale da centrare nel corso del 2022. Senza considerare le implicazioni benefiche, naturalmente conseguenti, degli investimenti impiantistici e tecnologici che deriverebbero dalle auspicate autorizzazioni ministeriali, con annessa creazione di occupazione aggiuntiva qualificata diretta e indotta, parallela al vantaggio di una stabilizzazione in senso calmierante del costo industriale dell’elettricità.
L’alternativa non preferita è viceversa quella di una politica tesa a colmare il deficit produttivo con meccanismi commerciali di importazione dall’estero, aumentando il rischio di una dipendenza dalla alta volubilità e volatilità delle quotazioni internazionali del fattore energetico.
Dalla continuità operativa delle principali aziende del Paese balcanico – è l’esortazione centrale del documento congiunto di Confindustria e delle altre associazioni di categoria – deriva la garanzia di prezzi trasparenti e accessibili ai consumatori finali, unitamente alla salvaguardia dei posti di lavoro e del gettito fiscale e previdenziale connesso alle buste paga.
Il ministero delle politiche infrastrutturali ed energetiche, diretto dall’onorevole Belinda Balluku, si è impegnato a valutare ogni azione che possa venire incontro alle inquietudini e alle proposte di una mozione la quale chiede altresì a gran voce la creazione di un tavolo congiunto di lavoro delle organizzazioni imprenditoriali con i rappresentanti del governo d’Albania e dell’Unione Europea.
L’Albania può infatti candidarsi ai fondi di Bruxelles che, in materia di sostegno alla transizione ecologica e digitale, possono aumentare il peso specifico dell’energia autoprodotta, grazie a modifiche che portino al superamento degli odierni limiti alla capacità produttiva massima gravanti sui singoli operatori.
La riunione delle associazioni di categoria è stata coordinata, fra gli altri, dalla direttrice generale di Confindustria Albania, Gerta Bilali.



