I No Vax condannati a un lockdown di fatto

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È vero, il lockdown è un’altra cosa. L’abbiamo sperimentato nella primavera del 2020, quando si poteva uscire di casa solo per andare a fare la spesa, recarsi in farmacia e, in casi eccezionali (la deroga era valida per pochissimi), raggiungere il posto di lavoro.

Se a palazzo Chigi e nel Paese si è aperto un dibattito, anche aspro, sui limiti della corsetta vicino casa o sul perimetro della passeggiata con il cane, è perché il lockdown è prima di ogni cosa la limitazione della mobilità personale. E però se la lista delle cose che si possono fare solo con il green pass rafforzato, quindi solo se si è vaccinati, è lunga, anzi lunghissima, allora è evidente che manca la formalità, insomma l’etichetta, ma non la sostanza: è il lockdown dei no vax.

La mancata introduzione dell’obbligo per lavorare permetterà a chi non si è vaccinato di uscire ancora di casa per andare in ufficio o in fabbrica. Ma già il come intercetta la prima limitazione, forse la più forte, introdotta dal Governo nel decreto per arginare Omicron. Per salire su un bus, ma anche sulla metropolitana, ancora sul tram o su un treno locale, non basterà più il certificato verde base, quello che si può ottenere anche con un tampone negativo e che vale 48 ore. Chi non vorrà vaccinarsi e quindi non potrà esibire il super green pass, potrà utilizzare solo la macchina, ovviamente a proprie spese, oppure andare a lavorare a piedi.

Anche il taxi è interdetto. E pure per un viaggio di lavoro (basta pensare alla pur sempre affollata tratta Roma-Milano anche nella stagione delle riunioni su Zoom) non si potrà usare un treno a lunga percorrenza o un aereo, a meno che, appunto, non si passi dallo status di no vax a vaccinato.