Matenadaran, ovvero il paradiso dei libri

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A Yerevan (Armenia) un luogo “pozzo di sapienza e conoscenza”

YEREVAN, ARMENIA – Un luogo che non ti aspetti, importante per la cultura dell’Umanità, assolutamente determinante per la comprensione e la conoscenza dello storico passato religioso armeno e di tutto il mondo, utile a molti studiosi, immancabile per il colto turista: “l’Istituto di ricerca” (non chiamatelo museo, si offendono!) Matenadaran.

Paradiso dei libri o luogo di custodia di manoscritti, questo edificio sopraelevato che ospita migliaia di testi e reperti, non solo libri (se ne può visitare solo l’1%), è posto in una struttura che richiama le chiese armene ortodosse e ai cui piedi sorge la statua del fondatore dell’alfabeto armeno (36 caratteri + 3 aggiunti posteriormente), il grande Mashtots raffigurato mentre spiega all’allievo Koriun (ed a tutta l’Umanità) la via del sapere e della saggezza. In questa culla del sapere universale 80 scienziati gestiscono, recuperano, ordinano, studiano ed interpretano manoscritti e stampe dal 450 al 1800 circa, e indagano e promuovono l’originale scrittura armena che si avvale di lettere equivalenti ai numeri, con le quali si scrive e si fa di conto.

Qui grandi e piccoli manoscritti (oltre 100mila i reperti), unici (anche su pietra), originali o ricopiati e tradotti anche dall’antico greco, alcuni arricchiti di miniature e capilettera dipinti con colori naturali vegetali, di opere filosofiche, letterarie, storiche e matematico-scientifiche – oltre a tantissime religiose – sono offerti al mondo.

Musica, medicina, teatro, testi con parole soprascritte da note musicali (49 “non note”). Qui uno studioso non può esimersi dal venire e ammirare. La paradossale sintesi di questo “pozzo di sapienza e conoscenza” è però racchiusa in un antico disegno in cui il maestro trasmette il sapere con una bacchetta in mano, ed un piccolo allievo è pronto a sostituire quella che si rompe: “chi non ascolta con le orecchie ascolterà con la schiena”.

Sempre in questo luogo hanno casa il più grande testo manoscritto di letteratura (X sec, per la pergamena sono state necessarie le pelli di 700 vitelli) dal peso di 27 kg, 603 pagine (17 delle quali sono a Venezia), salvato dal fuoco e dalle incursioni da 2 coraggiose donne, ed il più piccolo, di 19 gr, 104 pagine (è stata sufficiente la pelle di l capretto). Ed infine in questo straordinario museo si trovano autentiche chicche (alcuni introvabili testi della cultura libraria universale): un libro con copertina in avorio di cui esistono solo 3 esemplari (uno è del museo di Ravenna, l’altro in Francia) ma questo è il solo ad avere anche le pagine; volumi con copertine in filigrana d’argento e d’oro, alcune decorate con pietre preziose (raccolte di preghiere) o in cuoio; una raccolta di preghiere ebraiche.

Altre presenze particolari (un codice di leggi napoleoniche in italiano) e poi ancora libri su papiro e su foglie di palma, molti dei quali con delle splendide – non è esagerato l’aggettivo – miniature in oro e colori naturali ancora oggi oggetto di studio, fermate sulla carta da una semplice pasta d’aglio. Completa il piccolo grande luogo una sezione dedicata al restauro in cui vedere alcuni esempi concreti.

Tutto è amministrato dal ministero della cultura e dell’istruzione.

Franco Cortese  Notizie in un click