La pubblicazione del CPI cinese di gennaio, uscito nuovamente in calo e sotto attese, si pone in assoluta controtendenza rispetto alle letture cui stiamo assistendo nelle economie occidentali
Questo porta ad alcune deduzioni abbastanza rilevanti per i mercati. Innanzitutto, il rallentamento dei prezzi in Cina potrebbe preludere un’attenuazione dell’inflazione globale in arrivo, dal momento che la Cina si è sempre trovata in anticipo in questo ciclo post pandemico e i suoi beni manufatti vengono esportati in gran parte del mondo.
In secondo luogo, l’inflazione sotto controllo offre molto più margine di manovra per misure di allentamento da parte della PBOC, cosa che tra l’altro sta già attuando da tempo.
Tanto per citare un esempio il Governatore della PBOC ha già annunciato ulteriore supporto per le “aree chiave” e gli “anelli deboli” dell’economia. Per tutti questi motivi gli asset cinesi dopo un lungo percorso di ritracciamento si ritrovano ora con diversi fattori a favore: politica monetaria in fase di easing, crescita in stabilizzazione e valutazioni tornate su interessanti livelli di ingresso.



