Anche la moneta nazionale albanese, il Lek, finisce sulle montagne russe, che in questo caso riguardano lo status dell’Albania come Paese importatore di combustibili e di molte categorie di beni al dettaglio e al consumo provenienti da Nazioni della Eurozona che a propria volta hanno ritoccato i listini all’insù. Così adesso molti esperti di economia chiedono che si metta mano al rialzo del tasso di sconto per tutelare il risparmio interno delle famiglie del Paese delle Aquile
La Banca centrale d’Albania, che si è fin qui distinta per una linea di politica monetaria coordinata con quella economica del Governo Rama al fine di massimizzare la trasmissione dei benefici nei portafogli liquidi di famiglie e imprese, ha costituito nei giorni scorsi – nella medesima ottica – un tavolo di coordinamento con il dicastero delle finanze del governo Rama, guidato da Delina Ibrahimaj.
L’obiettivo di tale gruppo di lavoro è assorbire nella misura massima possibile gli effetti del conflitto internazionale sul mercato interno.
Sebbene a oggi il governatore Gent Sejko abbia confermato la linea della prudenza, fondata sul controllo degli andamenti inflazionistici senza agire sul livello del costo del denaro per non penalizzare i richiedenti prestiti familiari e aziendali, il nuovo scenario rialzista – che racchiude in sé una inevitabile componente speculativa sulle quotazioni delle materie prime – potrebbe indurre a mettere in funzione la leva decisionale sui tassi.
Nel corso degli ultimi 5 giorni, infatti, l’aumento dell’inflazione domestica ha portato il Lek, la valuta nazionale dell’Albania, a cedere terreno nei confronti dell’Euro, con un tasso di cambio passato rapidamente da 120 a 127 Lek per una unità di moneta unica UE.
Ciò potrebbe esercitare pressioni sia di primo che di secondo livello sull’indice generale dei prezzi, in considerazione della caratteristica del Paese delle Aquile come Nazione importatrice, causando un impoverimento del potere d’acquisto del risparmio familiare denominato nella moneta locale.
Numerose aziende operanti in territorio albanese stanno anticipando l’acquisto di Euro per costituire una riserva con la quale pagare le proprie importazioni dall’Unione Europea.
Dal momento che alla base della scelta politica prudenziale vi era la constatazione di uno stabile tasso di cambio, quest’ultima condizione, nel caso la spinta rialzista avesse a protrarsi, potrebbe venire meno e convincere i vertice della Banca centrale nazionale – come suggerito altresì da alcuni importanti economisti del Paese – a disporre un aumento dei tassi di sconto, quindi del costo del denaro, al fine di ridurre la quantità di moneta circolante Lek e di incentivare la propensione delle famiglie risparmiatrici a sottoscrivere accantonamenti di medio periodo con l’acquisto di obbligazioni bancarie o statali garantite denominate in valuta interna in funzione anti – inflazionistica.
Proprio nella settimana passata, la Banca centrale aveva divulgato un aggiornamento che indicava una crescita del risparmio liquido del Paese alla cifra record di 10 miliardi di euro, una grandezza di tutto rispetto per una economia emergente di 2,8 milioni di abitanti, con la conseguente necessità di rafforzare la campagna di inclusione e di educazione finanziaria in maniera da salvaguardare l’integrità dei patrimoni familiari costituiti in moneta.
Un eccessivo apprezzamento dell’Euro a discapito del Lek potrebbe innescare effetti a catena tra l’altro sul debito pubblico interno, dal momento che la spesa del governo di Tirana per finanziare il piano di restituzione di titoli come gli Eurobond potrebbe aumentare in misura eccessiva.
La parola passa quindi alla Banca centrale che sarà chiamata a pronunciarsi sulle nuove linee di politica di contenimento dell’inflazione creata dalla crisi continentale e mondiale.
Per intanto, il governatore Sejko e la Ministra Ibrahimaj sono a contatto con le associazioni dei produttori e degli esportatori. Il presidente di questi ultimi, Alban Zusi, ha messo in guardia sul rischio di coinvolgere le aziende associate nei piani governativi di razionamento elettrico annunciati nelle scorse ore: “Proprio la necessità di diversificare i settori produttivi e i mercati di destinazione finali dei prodotti made in Albania, impone un atteggiamento più flessibile, al fine di non perdere opportunità connesse a nuovi ordini da acquirenti che per la prima volta si rivolgerebbero alle nostre aziende, soprattutto in ambito agroalimentare ma anche meccanico. Occorre semmai stabilire un ampliamento delle esenzioni mirate a mantenere la bolletta energetica invariata a favore di chi può lavorare con compratori esteri beneficiando il lavoro interno”. L’export albanese potrebbe beneficiare di un apprezzamento dell’Euro sul Lek, a condizione però che la capacità produttiva delle aziende locali non sia compromessa.



