Casa Calenda Social Club

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Carlo Calenda ha rivelato di avere scoperto da un tweet che la figlia fotografa era partita per l’Ucraina. «L’abbiamo cresciuta un tantino indipendente» ha commentato con ironia, alla ricerca di una solidarietà generazionale che ha subito ricevuto, insieme con qualche critica sul mammismo italico di cui ormai sono portatori soprattutto i padri.

Critica ingiustificata, in questo caso, perché è vero che la figlia di Calenda non è più una ragazzina ma una donna di 31 anni, però andare in guerra non è come andare in discoteca e una telefonata preventiva al vecchio genitore sarebbe stata nell’ordine delle cose auspicabili. Ecco, il punto è proprio questo: che la figlia ha diffuso la notizia del suo viaggio sui social, anziché in privato. E che il padre, a sua volta, se ne è lamentato sui social, anziché in privato.

L’intera comunicazione di casa Calenda è avvenuta in pubblico, come in certi condomini di una volta, dove i muri erano sottili e le finestre perennemente spalancate. E come se oramai i social venissero prima di tutto, persino della famiglia. Anzi, fossero diventati loro la nuova famiglia con cui relazionarsi.

Tranne poi scorrere i commenti più malevoli e accorgersi che l’atteggiamento compulsivo di raccontare potenzialmente a chiunque ciò che interessa davvero a pochi è molto pericoloso. Perché quando metti il cuore a nudo in tempo reale, corri il rischio di fartelo mangiare da quelli che, pur essendo i tuoi “followers”, rimangono sostanzialmente degli estranei.

Massimo Gramellini