Prima di trovarmi vis à vis con lui mi colpirono due cose: il quartiere dove abitava, l’Eur, un quartiere borghese e la sua casa piccolo borghese, con i centrini, i comodini e tutte le cose a posto. E si conosce l’odio che Pasolini portava alla borghesia.
Eccolo ora seduto davanti a me questo straordinario Pasolini. Ma nulla da lui sembra emanare odor di zolfo. Tutto è normale. Normale è la sua casa, bella ma non sfarzosa, in un quieto condominio dell’Eur, normale è l’atmosfera che vi si respira… e normale è lui, Pasolini, col suo tono di voce pacato, i gesti misurati, sereni.
Solo il volto di Pasolini è un po’ diverso, un volto profondamente segnato, un volto quasi da Cristo, ma un Cristo molto diverso dal terribile ‘Cristo putrefatto’ di Matthias Grünewald o, meno che mai, dal Cristo oleografico e perfetto della liturgia cattolica, insomma un Cristo, anch’esso, molto normale, piccolo borghese. E in questa atmosfera anche le cose che dice, quelle stesse che quando scrive suscitano scandalo, provocano, irritano o entusiasmano, paiono cose normali, elementari, quasi banali. Sarà forse per il modo in cui parla.
Non ha infatti Pasolini, a differenza di altri intellettuali italiani, la conversazione spumeggiante, il linguaggio pirotecnico, la citazione seducente, ma un modo di parlare piano, rettilineo, di chi è profondamente consapevole della propria cultura e perciò non la esibisce”.
In genere i personaggi più o meno importanti quando vengono intervistati si limitano a stendere il tappeto mostrando le proprie bellurie e la cosa finisce lì. Con Pasolini era diverso. Pier Paolo era profondamente interessato alla persona che gli stava davanti. Così l’intervista si trasformò in un colloquio.
Questo paesaggio tranquillizzante fu interrotto dall’arrivo della madre sulla terrazza. Il comportamento di Pier Paolo cambiò di colpo. Diventò tutto un puci-puci, un pissi pissi bao bao, uno strusciarsi, un illanguidirsi, uno sciogliersi in un modo molle e quasi osceno. Si era completamente infantilizzato. Basterebbe questo rapporto con la madre per capire l’omosessualità di Pasolini che, altrimenti, nel modo di fare e negli atteggiamenti non aveva nulla della classica “checca”.


