” Così si legge sulla Carta dei principi del M5S che abbiamo rivotato con le formali modifiche per l’ennesima volta. L’Italia dell’immediato dopoguerra aveva meno discordie di quelle che infuriano nella baraonda pentastellata e neppure la Costituzione Italiana ebbe un parto così lento e contrastato. Giuseppe Conte, di cui ancora non riesco a spiegare l’eccezionale pazienza e, lo stomaco, per aver voluto portare ordine (principalmente ideologico) nella confusione e nelle zuffe del Movimento, ha dettato con una certa chiarezza perlomeno le linee ideali della creatura di Grillo.
L’unico ad essere onnipresente sugli schermi e sulle bocche dei colleghi di governo, è Di Maio, l’aquila della Farnesina, l’Andreotti di Pomigliano, che sicuramente metterà fine al conflitto fratricida, pacificherà le sponde del Mar Nero, del Mediterraneo, e pure dell’Oceano Pacifico. Forse anche lui ha votato sì al nuovo Statuto. Anche lui avrà letto e sottoscritto la carta dei principi del Movimento, e celebrato l’art. 11 della Costituzione, dove si dice che l’Italia ama la pace e ripudia la guerra.
Persino i paesi di quella formazione sono confluiti nella NATO. E allora, il Movimento di Conte/Grillo/Di Maio crede che allungare l’agonia dell’Ucraina possa fare qualche differenza? Crede con questo di poter causare danni a Putin e alla sua leadership? O forse solo di aumentare il numero dei morti degli storpi e degli sfollati? Eppure io pensavo di far parte di un movimento pacifista, che faceva le marce da Perugia ad Assisi, e fosse votato a San Francesco. Pensavo che la pace non avesse deroghe, che fosse una strada obbligatoria, non soggetta a strategie, opportunità, o suggerimenti di alleati. E soprattutto pensavo che il mio Movimento avesse adottato la via dei disarmi unilaterali degli arsenali atomici, che fosse convinto di uscire dalla NATO, e avesse propugnato un progetto di difesa comune europea, in un’Europa che la guerra l’aborrisce.
Pensavo che il mio Movimento avesse capito una volta per tutte che le guerre le ordina il padrone e le combattono i servi, approntate per imbrogliare la coscienza che il servo ha della propria schiavitù.
Giuseppe Di Maio



