Lavoro, che fine farà lo Smart working?

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A due anni dall’inizio della pandemia, come procede la trasformazione delle imprese? Come stanno reagendo dirigenti e lavoratori ai sostanziali cambiamenti che si sono presentati?

Nel 2020 tutte le aziende si sono trovate a dover fronteggiare una situazione senza precedenti. A cercare di fare il punto sui cambiamenti avvenuti e sulla situazione odierna è un’indagine condotta da Reverse, un’azienda internazionale di consulenza: “Lavoro liquido: a che punto siamo tra Smart working e nuova governance”.

L’indagine è stata svolta su lavoratrici e lavoratori italiani tra i 25 e i 60 anni che hanno lavorato almeno parzialmente in Smart working. Sia i lavoratori che le aziende concordano su una linea comune: mantenere lo Smart working in futuro. Dalla nuova gestione liquida del lavoro non si torna più indietro. All’unanimità concordano nel voler adottare una soluzione di Smart working ibrida e flessibile. I maggiori sostenitori di questa soluzione sono gli intervistati tra i 20 e i 30 anni, ma in generale tutte le fasce di età si trovano concordi sullo Smart working fluido. Tra le questioni indagate: diritto alla disconnessione, lavoro per obiettivi, formazione, spazi di lavoro.

La questione della reperibilità dei lavoratori durante lo Smart working è una tematica molto sentita sia da aziende che da lavoratori e ci si sta muovendo verso la sua regolamentazione. Si tratta di un tema non semplice che raccoglie molti aspetti. Riguarda infatti sia le normative, sia la modalità di lavoro per obiettivi, sia la capacità dell’azienda di mantenere l’engagement dei propri collaboratori anche da remoto.

Il 45% dei lavoratori afferma che lavorando da casa ha sofferto molto per una maggiore richiesta di disponibilità online. Dai racconti dei manager delle Risorse umane emerge un’azione decisa delle aziende per trovare la corretta gestione della reperibilità di chi lavora in Smart working, mettendo in pratica azioni di diverso tipo come l’ufficializzazione dell’ampliamento dell’orario di reperibilità per chi lavora in Smart working e una gestione autonoma dei team.