Il Ministero del Lavoro ci fornisce dati terrificanti riferiti all’ultimo trimestre del 2021.
Fra i contratti a tempo determinato, il 40% ha durata fino a un mese e fra questi c’è una quota del 13% di un solo giorno.
Quello dei contratti è un problema molto serio e grave a cui necessariamente dobbiamo porre rimedio: al Cnel infatti risultano registrati oltre mille contratti ma pensate, il 37,5% sono firmati da associazioni fittizie.
Come risolvere allora questa situazione? Il Salario Minimo. Con questa misura di civiltà, in vigore in 21 Paesi d’Europa su 27 (chissà perché?), innanzitutto si stabilirebbe un cifra minima oraria per la retribuzione dei lavoratori che non può essere inferiore a quella prevista dal contratto collettivo nazionale in vigore per il settore di riferimento e stipulato “dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.
Per noi, ad esempio, non si può scendere al di sotto dei 9 euro.
E non è vero che questa misura favorirebbe il lavoro nero e la disoccupazione perché i datori di lavoro sarebbero supportati con la detassazione degli incrementi retributivi dei contratti collettivi nazionali di lavoro per almeno un triennio.
Dovrebbe essere contro ogni sentimento umano pagare un salario che non permette al lavoratore di condurre una vita dignitosa e dovrebbe essere priorità della politica far sì che ciò non avvenga. Col Salario Minimo, va da sé, aumenterebbero le entrate dei lavoratori con i redditi più bassi che si tramuterebbe quasi totalmente in consumi e non in risparmi. E questo inevitabilmente avrebbe un effetto benefico per l’intera economia.



