L’ipotesi per ora è puramente teorica perché i negoziatori di Kiev hanno posto sul tavolo della trattativa un sostanzioso “pacchetto” di dieci paesi garanti che, oltre a quelli che hanno il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia), comprenderebbe l’Italia, il Canada, la Germania, la Turchia e Israele e, per quanto se ne è saputo, i rappresentanti di Mosca non avrebbero mosso obiezioni sostanziali.
E però un “comitato di garanzia” tanto ampio e articolato non sembra davvero lo strumento più adatto a condurre mediazioni nelle controversie tra le due parti e, soprattutto, ad intervenire nella forma di forze peacekeeping nel caso di eventuali violazioni o nuovi conflitti. Mentre l’ONU, nonostante le sue croniche debolezze, forse potrebbe farlo.
Torneremo più giù sull’ipotesi Caschi Blu per analizzarne la difficile (ma non impossibile) praticabilità. Intanto vediamo che cosa è accaduto a Istanbul, nell’incontro, officiato quasi come un solenne rito laico da Recep Tayyip Erdoğan.
L’ipotesi dell’adesione all’UE
Se i problemi che le due delegazioni avevano davanti erano due, sulla soluzione del primo c’è materia per sperare con qualche ragione. Le posizioni si sono avvicinate significativamente sul complesso di temi che riguardano il futuro status del paese aggredito: Kiev accetta di dichiararsi neutrale e di rinunciare all’adesione alla NATO (che ora come ora è scritta addirittura nel preambolo della Costituzione), Mosca rinuncia alla pretesa di imporre il cambio di regime da compiere con la cacciata, se non peggio, di Zelensky e la “denazificazione”. Inoltre – fatto nuovo e significativo – fa sapere di non avere più obiezioni di principio all’adesione futura dell’Ucraina all’Unione europea.
Ma poi c’è il secondo capitolo, a questo punto molto più difficile, sul quale il negoziato è bloccato e resterà bloccato finché i rapporti di forza non si chiariranno sul campo. Quello dell’assetto territoriale: detto in estrema sintesi se, quanto e come Kiev dovrà e vorrà accettare qualche cessione di sovranità.
Questa è nelle grandi linee la situazione che è uscita dalla giornata di ieri, colorata di un certo ottimismo che ha fatto dire a tutti e due i capi delle delegazioni che a questo punto si può anche cominciare a parlare di un summit Putin-Zelensky.
Ma è meglio non farsi troppe illusioni. A parte quel che succede sul campo, dove, nonostante un ripiegamento delle truppe russe intorno a Kiev tale da far pensare che sia stato abbandonato il proposito di occupare la capitale, continuano i combattimenti e soprattutto i criminali bombardamenti indiscriminati sui civili, anche sul capitolo della neutralità con annessi e connessi rimane più di un dubbio.



