Inflazione in Cina e riunione BCE

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L’inflazione ha registrato un balzo in Cina, segnando +1.5% a marzo su base annua. I prezzi alla produzione sono cresciuti dell’1.1% su base mensile. Così anche la Cina è entrata nel novero dei Paesi che presentano un’inflazione galoppante, seppur con differenti ordini di grandezza

L’aumento dei prezzi alla produzione, in crescita da mesi, si è così scaricato su quelli al consumo, che erano rimasti finora a quota +0.9% su base annua nei primi due mesi dell’anno. Per Pechino è comunque un nuovo problema che si aggiunge ad altri fattori negativi già presenti, come le tensioni internazionali e la guerra in Ucraina, e internamente i fondamentali dell’economia che non stanno garantendo quella stabilità necessaria, pianificata dai vertici, per consolidare la crescita. Oltre a ciò, secondo Nomura i prezzi nella seconda metà dell’anno in Cina risentiranno delle difficoltà legate alla raccolta del grano condizionata dal fatto che l’Ucraina, Paese chiave per questo tipo di prodotto, è invasa militarmente dai russi.

Sulla scena irrompe poi il versante interno: da Shanghai (25 milioni di abitanti) alla città di GuangZhou (18 milioni e porto di cruciale importanza) si moltiplicano i lockdown con chiusure parziali o totali degli scali commerciali. Vi è il rischio concreto che l’import/export cinese si blocchi, con conseguenze a catena per mezzo mondo: a dimostrazione di questo pericolo vi è la grande attenzione con cui gli Stati Uniti, uno degli sbocchi principali dei prodotti cinesi, stanno monitorando il fenomeno.

Oggi pomeriggio la BCE, a causa dell’elevata incertezza causata dalla guerra in Ucraina, ha disatteso le aspettative per una decisa chiusura dell’APP a giugno, non aprendo quindi la porta a un possibile ritocco dei tassi già a luglio. Gli acquisti dell’APP andranno avanti al ritmo indicato, con una riduzione a €30 mld a maggio e €20 mld a giugno. È stata nei fatti sconfessata l’attesa del mercato: questo spiega l’immediata reazione con la parte a breve delle curve in discesa e un irripidimento generalizzato delle stesse. Tutto rimandato al meeting di giugno.

Chiudiamo con le elezioni francesi: il primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha proposto una replica del 2017, con un ballottaggio Macron-Le Pen tra due settimane (Macron al 27.8% vs Le Pen ferma al 23.1%). La sorpresa è stata rappresentata dal 21.9% del leader di sinistra Mélenchon, decisamente meglio dell’indicazione dei sondaggi. Nel ballottaggio i sostenitori di Mélenchon potrebbero quindi fare da ago della bilancia dopo che il candidato radicale di sinistra aveva chiesto chiaramente “di non dare un solo voto alla Le-Pen”. Su queste basi, sembra improbabile che alla Le Pen possa riuscire il sorpasso, cosa che ha contribuito a rasserenare i mercati.