Sator, arepo, tenet, opera, rotas: parole “magiche”?
MALTA – GOZO – VITTORIA – Vi parliamo, per iniziare, di questa splendida isola dove vedemmo – una delle ultime volte – il “quadrato magico” con le parole latine comprensibili ma mai del tutto spiegate nel loro significato simbolico: sator, arepo, tenet, opera, rotas.
Vittoria, ex Rabat, così chiamata in onore della regina inglese, è il centro più importante di Gozo, dove si vive di turismo, ma anche di pesca, artigianato e agricoltura (le patate danno 2 raccolti l’anno). Ammirevole e interessante la competizione culturale tra il teatro Leon (1863… Carmen) e l’Astra (…Trovatore). Seppur minori rispetto all’isola madre, molte sono anche qui le testimonianze dei Cavalieri di Malta (Ospitalieri, Templari…).
In questa cittadina spiccano la Cittadella (XVI sec) a cui si accede attraverso un grande arco in pietra aperto nel 1956 per far passare la processione, la Cattedrale dedicata a S. Maria con la scalinata che prevede un originale scivolo traverso, il solido Palazzo del Tribunale (1620), l’Arcivescovado (1642)…; e poi tante bottegucce di artigianato (filigrana di argento, lana, merletti…), soprattutto nella piazza Katedral e nelle viuzze adiacenti sormontate da una grande doppia cinta di mura e da possenti torrioni. Poco distante dalla Cittadella meritano una visita la basilica di S. Giorgio e, se è il suo giorno, il mercatino tutt’intorno apparecchiato dove si possono acquistare ammennicoli vari, vino e marmellate locali.
Quasi da passare inosservata, invece, è la piccola chiesa di S. Maria che però contiene sul minuscolo sagrato il nostro “quadrato magico”, proprio quello in marmi bianchi e rossi che vedete in foto.
La nostra prima su queste parole dice che giustapponendole in un certo ordine danno luogo a dei palindromi: ovvero rimangono identiche sia se lette da sinistra a destra o viceversa, sia se lette dall’alto in basso o dal basso in alto; non solo, al centro del quadrato si ottiene la parola “TENET”, anch’essa palindromica.
La seconda osservazione ci dice che questo quadrato è stato oggetto di frequenti ritrovamenti da epoche remotissime sia su graffiti, sia in epigrafi lapidee e in tante altre forme disparate; il suo senso e il significato simbolico rimangono però ancora oggi oscuri e del tutto incompresi nonostante le numerose ipotesi che hanno tentato di spiegarli.
Disponendo queste lettere su una matrice quadrata si ottiene una struttura che ricorda quella numerica e che chiamiamo, appunto, “quadrato magico” .
Pure, possiamo leggere da sinistra a destra e viceversa tutte le parole se le scriviamo una di seguito all’altra: S A T O R A R E P O T E N E T O P E R A R O T A S.
Sono numerosi, si diceva, i reperti archeologici che lo contengono; ad esempio in Europa sono sparsi un po’ ovunque; solo per citarne alcuni: oltre a Malta, in Inghilterra, Svizzera, Spagna, Ungheria,… e poi Egitto, Abissinia…; è stampato su una Bibbia carolingia e su una moneta dell’imperatore Massimiliano II, scolpito su una coppa d’argento trovata nell’isola di Gotland (mar Baltico svedese)…
Anche in Italia abbondano: a Roma (sotterranei di Santa Maria Maggiore), Siena (duomo cittadino), a Collepardo (FR) (Certosa di Trisulti), Sermoneta (LT) (abbazia di Valvisciolo, qui disposte in forma radiale), ad Aosta (collegiata di Sant’Orso: disposte in forma circolare), a Campiglia Marittima (LI) (pieve di San Giovanni), ad Ascoli Satriano (FG), a Capestrano (AQ) (chiesa di San Pietro ad Oratorium), a Pescantina (VR) (chiesa di san Michele ad Arcè), ad Acquaviva Collecroce (CB) (chiesa di Santa Maria Ester), poi a Montecassino, Ascoli Piceno, Monterubbiano, in un manoscritto della biblioteca di Vercelli…
Tra i più antichi conosciuti segnaliamo i due quadrati magici di Pompei (sepolta nel 79 d.C.) qui incisi su due colonne di case diverse. La particolarità di uno di questi (trovato nella Palestra Grande) consiste in primis nella completezza senza uguali, poiché correlato ed arricchito da parecchi altri segni non completamente decifrabili – purtroppo oggi non più leggibili – che non si trovano altrove.
Esaminiamo ora il suo significato e le relative spiegazioni, pur non essendo facile tradurlo esattamente e correttamente, essendo “arepo” un termine non proprio latino ed interpretato – come da termine celtico relativo a un carro – con “arepos”, che potrebbe essere però anche un nome proprio. Si hanno così due significati diversi: “il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote” e “Arepo, il seminatore, guida con cura e maestria l’aratro”.
Se intendiamo per “seminatore” un riferimento al testo evangelico, allora l’interpretazione cristiana assume altri, più ampi, significati, visto che il quadrato appare in moltissime chiese, soprattutto medioevali (il seminatore= il Creatore; parabola del granello di senape e del seminatore…). Con tale presupposto uno studioso – con qualche enfasi e libertà – ha tradotto le parole con “il Creatore di tutte le cose mantiene con cura le proprie opere”.
Un’altra particolarità, interpretando il quadrato con la visione cristiana, si ha ponendo tutte le lettere delle cinque parole, anagrammate, a forma di croce; si compone così “straordinariamente” una croce con la parola latina “paternoster” (il “Padrenostro” della preghiera più conosciuta) e le lettere ripetute “A” ed “O” che è facile collegare con l’alfa e l’omega – l’inizio e la fine – di tutte le cose (Apocalisse).
Fu lo studioso Felix Grosser – un pastore evangelista – che nel primo ventennio del ‘900 propose questa interpretazione forse un po’ cervellotica. Ma ad onore del vero dobbiamo dire che il principio dell’anagramma – scomposizione e ricomposizione delle lettere delle 5 parole in questione – può portare anche a risultati completamente diversi: cristiani, diabolici o spiritosi; come ad esempio: “satan, ter oro te, reparato opes” (satana, ti prego per tre volte, restituiscimi le mie fortune!), oppure: “o pater, ores pro aetate nostra” (O Padre prega per la nostra età), ed ancora: “retro satana, toto opere asper” (arretra satana, crudele in tutte le tue opere). Per curiosità diremo ancora che il nostro bravissimo enigmista Stefano Bartezzaghi sulla sua rubrica di Repubblica si è divertito creando altri anagrammi, tra cui: “sottrar oro a Paperone: saette”, “pornostar, parte osee a teatro”…
Un’ennesima interpretazione del quadrato magico, ancora diversa, l’ha fatta lo studioso della kabbala ebraica A. D. Grad, trasponendo le lettere in numeri (13, 26 e 65) ed interpretandoli secondo la Sacra Scrittura…; lo studioso ha anche collocato le 5 parole sulla croce dei templari, giungendo ad altre interpretazioni. Essendo troppo particolare vi rimandiamo alla lettura del suo libro “Introduzione alla Kabbala ebraica”, MEB, 1986, mentre per le varie interpretazioni consigliamo il libro di Rino Cammilleri, Il quadrato magico, Milano, Rizzoli, 2004.
In ogni caso non è possibile datare esattamente l’origine di questo fenomeno palindromico, pur se questi ultimi esempi potrebbero far pensare ad un epoca protocristiana. Uno straordinario, curioso e strano mistero archeologico su cui non è stata scritta ancora la parola “fine”…; magari fu composto da qualcuno che ha scientemente costruito questo enigma per dare a chiunque lo leggesse la sua personale, particolare spiegazione, soddisfacendo così, se non tutte, moltissime curiosità personali.
Il cristianesimo sostiene che l’anima può giungere alla salvezza solo attraverso la fede, le opere e la Grazia; lo gnosticismo ci dice invece che la salvezza dell’anima può arrivare soltanto dal possesso della scienza e della conoscenza, compresa quella intuitiva, che indaga intorno ai misteri dell’universo, e dal possesso di formule magiche indicative di quella conoscenza.
In ogni caso un grazie va comunque a tutti coloro che indagano con i loro studi questi “misteri” – ignota veritas – e le altre strane cose degli esseri umani, giacché contribuiscono ad aprire nuovi orizzonti di conoscenza e ad educare l’animo umano.
Franco Cortese Notizie in un click



