Gli operai sono stati licenziati su Whatsapp

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Un momento dello sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento siderurgico di Taranto e negli altri siti del Gruppo ArcelorMittal, Taranto, 8 novembre 2019. Decine di lavoratori dell'appalto sono in presidio nei pressi della portineria imprese. Presenti anche lavoratori diretti e rappresentanti sindacali. I metalmeccanici chiedono "all'azienda l'immediato ritiro della procedura di retrocessione dei rami d'azienda e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l'accordo del 6 settembre 2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste". ANSA/ RENATO INGENITO

Campi, operai licenziati via Whatsapp: “Per 2 giorni di febbre ne toglievano 4 di paga”

Zaman Noor ha 40 anni e vive a Poggio a Caiano in una casa in affitto con altri connazionali pakistani. Lavoravano alla Feng Shouqing e alla Hu Qingong, ditte cinesi di pronto moda di via Carcerina a Campi Bisenzio.

“Tagliavo i fili dei vestiti, rivoltavo le maniche delle magliette, chiudevo bottoni a migliaia di giacche, mettevo i cartellini agli abiti. E poi, quando si doveva fare, caricavo le macchine” ha raccontato. I turni non erano mai di meno di 10 ore al giorno, spesso superavano le 12 o 14 ore, come ha precisato Muhammad Asif, un altro operaio licenziato.

“Quando c’era meno lavoro ci pagavano la metà, per 2 giorni di febbre ci toglievano almeno 4 giorni di paga” ha spiegato. “Abbiamo trovato questo lavoro grazie alla segnalazione di un amico, non parliamo bene l’italiano e abbiamo molta difficoltà a esser assunti in aziende italiane” ha spiegato Muhammad. “Ma abbiamo bisogno di lavorare e sfruttiamo tutte le occasioni per impegnarci nel lavoro che ci viene dato. Pago 150 euro di affitto al mese per la camera dove sto con gli altri ragazzi, ma devo anche spedire i soldi alla famiglia in Pakistan” ha aggiunto Zaman, che ha lasciato in patria una moglie e 5 figli.