“è chiaro che l’Ucraina non è un membro della Nato, lo capiamo. Per anni abbiamo sentito parlare di presunte porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci. Questo è vero e dobbiamo accettare la realtà”.
Questa frase è stata pronunciata da Zelensky dopo neanche 3 settimane dall’inizio dell’invasione Russia in Ucraina. Sembrava la mossa in grado di porre fine alle ostilità o, quanto meno, a concretizzare un primo cessate il fuoco: si era avviato il tavolo dei negoziati.
Ricorderete infatti che il motivo che ha spinto Putin ad iniziare questa orribile guerra è stato il nodo NATO: già da mesi nutriva il sospetto (fondato) che di li a poco tempo anche l’Ucraina, come gran parte degli altri stati ex URSS confinanti, sarebbe stata coptata nell’alleanza atlantica, il che avrebbe significato per un autocrate a capo di una superpotenza nucleare come lui, ritrovarsi quasi completamente accerchiato dai missili Nato.
Nel 1962, per aver piazzato missili balistici nell’isola di Cuba, a soli 90 km dalla Florida, l’ex URSS di Krusciov fu pesantemente minacciata dagli USA di Kennedy e per un soffio fu evitato un conflitto nucleare, conflitto che ci avrebbe coinvolto in prima persona, considerati i missili a testata nucleare che gli USA, nel frattempo, avevano piazzato in Italia puntati verso Mosca.
Ora, a 2 mesi dall’inizio del conflitto, le cose si vanno ulteriormente complicando: Svezia e Finlandia, rispettivamente dirimpettaie e confinanti di Putin, timorose di un invasione russa, vogliono ripararsi sotto l’ombrello Nato completando l’isolamento di Putin.
L’escalation bellica che gli USA hanno impresso a questo conflitto, in cui hanno trascinato tutti gli alleati, le deliranti provocazioni verbali di Biden, ci stanno esponendo ai rischi corsi, a parti invertite, alla crisi missilistica del 1962 fra le due superpotenze. Allora i russi desistettero e ritirarono i loro missili da Cuba dietro la promessa americana che non avrebbero tentato nuovamente di invaderla (vedi fallita invasione CIA della Baia dei Porci del 1961).
Roberta Labonia


