Negli anni Cinquanta del secolo scorso il mondo tremava davanti ai rischi innescati dalla guerra fredda Usa-Urss per la proliferazione degli arsenali atomici, con migliaia di missili in grado di lanciare testate nucleari in qualsiasi punto del globo.
Eppure, allora, le due superpotenze evitavano di fronteggiarsi apertamente per effetto della cosiddetta deterrenza nucleare che consiste nel predisporre misure tali per cui il nemico, in vista delle conseguenze di un suo attacco, sia dissuaso dal metterlo in atto.
Sessantasette anni dopo, il rischio di una Terza guerra mondiale combattuta con ordigni nucleari si è trasformato in un pericolo realmente possibile, anche se non “probabile” come ci spiegano frotte di strateghi e analisti da salotto che trattano l’argomento con saputa sufficienza. Il 16 febbraio 1955, il filosofo inglese Bertrand Russell, 83 anni, premio Nobel per la Letteratura scrive in una lettera ad Albert Einstein: “Penso che eminenti uomini di scienza dovrebbero fare qualcosa di spettacolare per aprire gli occhi ai governi sui disastri che possono verificarsi”. Albert Einstein, 76 anni, premio Nobel per la Fisica, risponde cinque giorni dopo proponendo una “dichiarazione pubblica” che i due mostri sacri avrebbero potuto proporre al mondo.
La lettura di quel manifesto, sottoscritto da undici tra gli uomini di scienza più eminenti dell’epoca, andrebbe oggi ripubblicato su tutti i giornali (lo ha fatto “Libero”) con una frase a caratteri scatolari, questa: “Si teme che se molte bombe H fossero lanciate potrebbe verificarsi uno sterminio universale, rapido solo per una minoranza, ma per la maggioranza una lenta tortura di malattie e disgregazione”. Sono parole che all’epoca ebbero un’enorme risonanza, mobilitarono l’opinione pubblica in tutto il mondo libero, con manifestazioni e appelli che indussero le superpotenze a posizioni più prudenti.
Oggi, mentre i caccia russi e quelli Nato si sfiorano sui cieli, mentre i missili di Putin volano a bassa quota sulle centrali nucleari ucraine, mentre l’escalation del terrore prosegue senza sosta, tacciono gli scienziati e tace l’opinione pubblica a cui è stata tolta la parola.
Sì, il cosiddetto Paese reale il cui giudizio riguardo a un tema così decisivo, e (speriamo di no) forse anche definitivo per il futuro di noi tutti e dell’umanità, viene ritenuto ininfluente da parte del governo italiano entrato in guerra con un paio di decreti interministeriali. Parlano invece le armi e, senza sosta, blaterano le macchiette belligeranti dei talk show interessate solamente a togliere la parola a chi non la pensa come loro. Una sghignazzata ci seppellirà?
Antonio Padellaro



