Quasi tutti i giornali riportano una notizia che fa da sola capire la gravità della questione lavoro nel nostro Paese: le regioni meridionali sono all’ultimo posto della graduatoria rispetto alla percentuale di disoccupati; solo la Lombardia è in linea con le percentuali europee
Siamo di fronte ad una dichiarazione che fa del nostro Paese il fanalino di coda dell’Unione Europea su una questione che è di fondamentale importanza per il futuro della nostra economia prevalentemente manifatturiera. Vista l’inflazione galoppante i salari perdono capacità di acquisto e frenano la domanda interna, a rischio di recessione dell’economia. I sindacati chiedono aumenti salariali, gli imprenditori chiedono il cuneo fiscale, per riversare gli aumenti in busta paga sullla collettività.
Ci sono ragioni e torti da entrambe le parti. Noi di Unione Cattolica chiediamo al governo Draghi che intervenga immediatamente bloccando i salari del comparto pubblico, escludendo sanità e forze di sicurezza (visto anche tutte le facilitazioni e garanzie di questo comparto in tempi di pandemia) e, con i risparmi di questo comparto, intervenga sul cuneo fiscale aumentando così i salari dei lavoratori del privato. Affermiamo che, come in Germania, tra sindacato e imprese si formi una collaborazione nell’interesse del Paese, evitando contrapposizioni e creando quella pace sociale che permetta all’economia di crescere e dando la possibilità ai lavoratori di partecipare all’utile d’impresa.
La libertà di impresa è essenziale, ma la stessa deve essere sociale,partecipativa del territorio per riportare il nostro Paese ad un nuovo boom economico.
Solo nella collaborazione di tutte le componenti lavoratori e imprese è possibile ridurre la disoccupazione e creare un valore aggiunto non solo per l’economia ma per tutta la società italiana.
ERMINIO BRAMBILLA – UNIONE CATTOLICA



