Insomma, erano bonus cattivi, nonostante fossero pensati per contrastare la pesante crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19.
Per carità, un’iniziativa necessaria per far fronte alle difficoltà delle famiglie alle prese col caro-energia. Gli aumenti dei costi delle bollette sono al centro della galoppante inflazione che divora i salari. Ed ecco la risposta elaborata dal governo, che si sta dispiegando attraverso misure straordinarie. Già a marzo il cosiddetto bonus bollette prevedeva uno sconto, automatico (c tra 165 e 235 euro all’anno), per i redditi più bassi e persone con disabilità. E null’altro che un bonus è anche il taglio temporaneo del prezzo dei carburanti, prorogato dall’esecutivo.
Così, in questo quadro, diventa ancora più significativo rileggere le parole di Bonomi, pronunciate nel 2020, durante l’esecutivo gilallorosso. “Nei mesi del lockdown, il governo ha assunto misure di sostegno alla liquidità delle imprese e di rifinanziamento al fondo Pmi. Ma i sussidi non sono per sempre, né possiamo o vogliamo diventare un Sussidistan, come è stato recentemente scritto”. Parole che galvanizzavano i liberal moderati alla Marco Bentivogli, facendo breccia anche nel governo. “Diciamolo con grande forza e a voce alta. Senza ipocrisia.
E Bonomi, presidente di Confindustria, l’ha fatto e noi siamo d’accordo con lui”, sosteneva il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Dopo qualche mese dall’insediamento di Draghi a Palazzo Chigi, è entrato in vigore, sotto la spinta del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il voucher per le terme: 53 milioni di euro per concedere uno sconto di 200 euro a ogni persona che ne aveva fatto richiesta, senza limiti di Isee.
L’unico bonus a cui l’ex Mr. Bce è stato sempre ostile è il Superbonus 110%. L’affondo dei giorni scorsi è stato solo l’ultimo di una lunga serie. Eppure, paradossalmente, quella misura è l’unica che non è un sussidio fine a se stesso, ma genera – al netto di alcuni meccanismi da correggere – opportunità economiche e di lavoro.
Stefano Iannaccone


