Eppure, se non si annega nel mare di bava cosparsa sul premier, appare evidente che in questo conflitto l’Italia ha ben poca voce in capitolo, in quanto mera esecutrice degli ordini americani: dall’invio delle armi a Zelensky all’aumento delle spese militari, unico diktat parzialmente bloccato per l’argine di Conte e Cinque Stelle.
Ma poi ci siamo fatti subito riconoscere con l’apertura del conto in rubli dell’Eni, in palese violazione delle sanzioni internazionali, e a scanso di equivoci Draghi è volato a Washington a prendere disposizioni direttamente da Biden. Un faccia a faccia nel quale – sempre secondo i soliti giornali amici – il nostro premier avrebbe spiegato al presidente americano cosa fare e non fare, copiando in buona sostanza la strategia di Macron, come se tra la Casa Bianca e l’Eliseo non ci fosse campo per i telefoni.
A meno che non si metta di mezzo pure l’esercito dei balneari, in trincea contro il decreto che mette a gara dopo decenni le loro concessioni. Questi sì che sono terribili, altro che il battaglione Azov! E senza giornali scendiletto, i miracoli di un tale livello nemmeno Mario nostro li sa fare.
Gaetano Pedullà



