NEL MAR NERO C’È CHI SOFFIA SUL FUOCO

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Molti giornali parlano dell’enorme problema generato dalla impossibilità ucraina di esportare il proprio grano.

Dato che l’Ucraina è il “granaio d’Europa” e sostiene con la sua produzione anche tanti paesi poveri del mondo si prospetta una crisi immane che si riverserà anche su chi non è direttamente coinvolta nel conflitto.

Il ministro degli esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha discusso con la Ministra degli Esteri del Regno Unito (pubblicato dal Guardian e ripreso da difesaonline.it) asserendo che “non c’è altro modo pratico per esportare il grano se non attraverso il porto di Odessa sul Mar Nero” ed è fondamentale “mostrare ai paesi vulnerabili che siamo preparati a fare i passi necessari per nutrire il mondo”. Si sono così alimentate voci che vedrebbero le navi inglesi in Mar Nero a protezione di eventuali navi mercantili ucraine.

Zelensky ha immediatamente approvato questa ipotesi. E’ evidente che si rischia di estendere il conflitto ai paesi della Nato che sinora hanno inviato armi ma che non sono state direttamente coinvolte nel conflitto.

E’ anche evidente che con i granai ucraini colmi nasceranno problemi immani per l’immagazzinamento del raccolto fra pochi mesi. Diviene dunque sempre più pressante che Russia ed Ucraina si siedano ad un tavolo di trattative ma è inutile che si siedono se nessuno vuole cedere nulla. Lo capisce anche un bambino che la Russia ora non solo non mollerà sulle regioni del Donbass ma difficilmente accetterà di ritirarsi dalle coste del Mar D’Azov che sono state conquistate al prezzo di tante vite umane e dove la maggioranza della popolazione è di origine russa. Le posizioni intransigenti impediscono ogni accordo e causano ulteriore morte e distruzione.

Mauro Coltorti