Già è curioso che la Turchia faccia parte della Nato (la ragione principale è che a Incirlik c’è la più importante base aerea americana del Medioriente) quando, in diversi scacchieri, come la Libia, è alleata proprio della Russia contro gli interessi yankee e occidentali. Ma se Putin è un criminale, Recep Tayyip Erdogan non lo è meno. Nel 2016 si è inventato un inesistente colpo di Stato dell’oppositore Fethullah Gülen, predicatore e politologo turco, che per sfuggire all’arresto si è rifugiato, guarda caso, proprio negli Stati Uniti.
I suoi seguaci sono finiti diritto e di filato nelle prigioni turche che pullulano di prigionieri politici, soprattutto curdi. Che cosa siano le prigioni turche ce lo ricorda il bellissimo film Fuga di mezzanotte, e da allora nulla è cambiato se non in peggio. Evin, il principale carcere iraniano, è un gradevole gelatino al pistacchio rispetto alle prigioni turche. Erdogan cerca di accreditarsi come mediatore sostenendo di essere il principale antagonista dell’Isis in Siria.
Adesso la loro situazione parrebbe migliorata, ma solo in apparenza. Infatti il maggiore partito di opposizione curdo in Turchia, il Pkk, comunista, e il suo successore Ypg, sono stati messi fuorilegge e dichiarati “terroristi”.
È tipico dell’età contemporanea togliere al nemico la schmittiana categoria di justus hostis. I nemici, non solo delle autocrazie, ma anche delle linde democrazie occidentali, non sono mai delle comunità che perseguono un qualche loro ideale, in genere di indipendenza, ma dei criminali.
Per gli americani “terroristi” non sono solo i Talebani ma anche i pasdaran iraniani, per Putin gli ucraini sono dei “nazisti”. Il leader del Pkk Ocalan è in galera in Turchia da più di vent’anni. E chi l’ha consegnato alle prigioni turche? Il molto commendevole governo di Massimo D’Alema. Una delle pagine più vergognose della diplomazia italiana.
Il terrore della Turchia è che ai curdo-turchi si uniscano quelli siriani, quelli iracheni e quelli iraniani (nelle carceri iraniane le nazionalità dei prigionieri cambiano a seconda dei tempi, ma c’è una costante: la maggioranza è sempre curda). Eppure i soli legittimi abitanti di quelle parti di Turchia, di Iraq, di Iran, di Siria e anche di Armenia sono proprio i curdi. Non per nulla quella regione si chiama Kurdistan.
Massimo Fini



