Draghi fa flop. Ma la stampa plaude in coro

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(La Stampa, p. 1). Proprio così. Anche di più. In stereofonia. «Battaglia vinta per l’Italia» (Il Messaggero, p. 2). «Vittoria italiana» (Il Mattino, p. 1). «Siamo stati ascoltati» (Il Sole 24 Ore, p. 11). Siamo stati ascoltati, capite? Da quanto tempo non accadeva? Per fortuna c’è lui, Super Mario, che va Bruxelles e gliela canta chiare a tutti.

«Prima ha convinto i Paesi mediterranei e poi anche l’Olanda» (La Stampa, p. 2). Voi pensate che sia facile convincere quei tulipani? Ma lui ce l’ha fatta. Sprezzante del pericolo, s’è fatto sentire. «Ascoltata l’Italia» (Il Messaggero, p. 3). «Siamo stati accontentati» (Corriere della Sera, p. 3). «Passata la proposta italiana» (Il Messaggero, p. 1). «Nuovo punto a favore» (Il Messaggero, p. 2). «Punto segnato» (Corriere della Sera, p. 4). «È stato un successo» (La Stampa, p. 2).

A leggere i giornali italiani e a sentire i titoli dei telegiornali c’è da festeggiare come quando vincemmo gli Europei a luglio: fuori il petto, abbiamo il tetto. O anche: tetto e moschetto, Draghi è perfetto.

Ora, però, non vorremmo rovinare questa esplosione di entusiasmo, ma vi suggeriamo di controllare che il tetto della vostra casa non sia fatto alla guisa del tetto europeo costruito dal santo carpentiere Draghi. Perché, altrimenti, la probabilità di finire allagati al prossimo acquazzone è altissima. Anzi, più che di probabilità trattasi di certezza. Se anziché i giornali, infatti, si leggono i documenti, si scopre che il celebrato tetto europeo è soltanto di carta e che la «grande vittoria italiana», in realtà, è un contentino di quelli che si danno ai bimbi capricciosi per farli stare zitti.

Avete presente quand’eravamo piccoli e ci dicevano: «Se stai buono domani ti compro le caramelle», con quel domani che non diventava mai oggi? Ecco: uguale.

Nel testo uscito da Bruxelles, infatti, si legge testualmente che «il Consiglio europeo invita la Commissione a esplorare anche le modalità per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la possibilità di introdurre, ove opportuno, tetti temporanei sui prezzi». Dal che si deduce che: a) non stiamo parlando di un tetto ma di un «invito a esplorare» (espressione che richiama immediatamente la supercazzola); b) l’invito precisamente è a «esplorare anche le modalità» (si sottolinea l’anche); c) fra le modalità può essere considerato anche il suddetto tetto (e ridagli); ma, si badi bene, d) solo «ove opportuno».

Tutto sommato è più facile che Putin diventi San Francesco d’Assisi e si presenti vestito col saio a chiedere perdono a Zelensky, piuttosto che si verifichino le condizioni perché il tetto si faccia davvero, tanto più che la Commissione europea ha già fatto sapere che «si prenderà del tempo per studiare il meccanismo». Che è come quando al termine di un colloquio con un candidato molto scarso, lo si congeda dicendo: «Le faremo sapere». E nel frattempo il curriculum è già finito nel cestino.

Ecco: anche il tetto di Draghi pare essere già finito nel cestino per tutti. Tranne per il coro dei tromboni (scusate: deformazione professionale) vittime dell’euroforia. I quali prima celebrano il grande successo dell’Ue sull’embargo del petrolio che però partirà fra otto mesi (notare bene: otto mesi) e con una serie di eccezioni (la Repubblica Ceca, la Bulgaria, l’oleodotto che serve Germania, Slovacchia, Polonia e Ungheria) da far paura.

E poi celebrano il grande successo dell’Italia sul tetto al prezzo del gas, che però semplicemente non esiste e non esisterà mai. Non è meraviglioso? Del resto i successi dell’Europa sono fatti così: o arrivano tra otto mesi (quando magari tutto è cambiato e non servono più) oppure non arrivano del tutto. Però tutti li celebrano alla grandissima.

Resta da capire che cosa spinge gli egregi colleghi a entusiasmarsi tanto per annunci così vacui. Ma loro sono fatti così. «C’è un riferimento esplicito nel documento», s’infervorano. E tanto basta. Il «riferimento esplicito». Come se chi compra in tabaccheria un Gratta e vinci si sentisse ricco perché nel regolamento c’è un riferimento esplicito alla possibilità di incassare svariati milioni. Ecco: uguale.

Eppure basta il «riferimento esplicito» per far suonare ai nostri giornali le trombe della vittoria italiana, il successo italiano, il trionfo italiano, Draghi accontentato, Draghi ascoltato, la battaglia vinta, il punto a favore, il punto segnato e via esultando. Il Messaggero è arrivato pure a calcolare quanto risparmieranno gli italiani grazie al nuovo tetto: 1.000 euro a famiglia. Non è mica poco. Anzi, sarebbe molto. Se solo il tetto esistesse.

Mario Giordano